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Olly: “Senza la musica? Con un lavoro normale sarei stato triste”

Il cantante parla delle origini della passione per la musica e il rugby, fino ad arrivare alla vittoria a Sanremo, non senza qualche strascico

Olly: “Senza la musica? Con un lavoro normale sarei stato triste”

Credits: Ufficio Stampa

11 Dicembre 2025

Redazione 105

Per Olly, il 2025 è stato un anno che lui stesso definisce “devastante”, ma nel senso più luminoso possibile. Ha realizzato il sogno che lo accompagnava fin dall’adolescenza e lo ha fatto anche grazie a un ambiente familiare che lo ha sempre spinto a sperimentare. “Mia madre mi ha mandato fin da piccolo a seguire corsi amatoriali di canto e recitazione. Mio padre mi ha portato un iPod pieno di brani di ogni genere: quelli di Bach e di Caparezza, di Beethoven e dei Black Eyed Peas, di Schubert e di Checco Zalone. Poi, ho frequentato per un po’ il Conservatorio: ho suonato la viola, che ho rimosso, e il pianoforte, che sto un po’ riscoprendo. A casa ho avuto il privilegio di seguire la filosofia del ‘fai più esperienze che puoi e vedi che cosa ti piace” - ha detto in un’intervista al Vanity Fair.

 

Il rugby e il legame con il fratello e con il nonno 

Prima della musica, però, c’è stato il rugby. Una passione trasmessa da suo fratello che ci giocava e consolidata dal nonno materno, figura centrale nella sua crescita. “È stato accompagnatore della prima squadra di rugby della città e mi ha trasmesso questa sua passione. Ha vissuto mille vite. È mancato nel 2013, se l’è portato via una malattia simile all’Alzheimer, e mi dispiace non potermi confrontare con lui ora che gli argomenti sarebbero più profondi”. I due volevano finire in Nazionale, come i fratelli Bergamasco. 

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La musica: l’unica cosa per cui non ha mollato 

Alla musica pensava già al liceo: “Ero distratto, scrivevo i testi sui banchi di scuola”. La prima esibizione? “Davanti a una trentina di amici in un locale nei vicoli di Genova, che ha chiuso, ho suonato al Buridda, un centro sociale.”. 

Tra trasferimenti, contratti e prime delusioni, Olly ha capito una cosa: la musica è l’unico ambito in cui non ha mai mollato. Se non ce l’avesse fatta sarebbe stato “triste tutta la vita”. Ora ho solo alcuni momenti di tristezza, gli unici che non condivido. Tendo a isolarmi quando sto male, mi vivo tanto da solo il buio, il vuoto”.

 

Sanremo e le polemiche con Marta Donà

E poi è arrivata la vittoria al Festival di Sanremo condivisa con la sua manager Marta Donà. “Si è detto di tutto: che un’oligarchia mi ha dato il podio, che mi hanno fatto vincere i poteri forti…” Accuse che lui respinge, spiegando anche il fatto che fosse l’unico ad avere cuffie sul palco per la proclamazione: “Non sapevo niente! Non sapevo se avessi dovuto esibirmi di nuovo tra i primi cinque e le cuffie le ho messe nel dubbio: mi è sembrato strano che fossi l’unico ad averci pensato. Un calciatore in panchina non può tenere i parastinchi? Ca**ate, cattiverie ingiustificate. Ho sofferto, ma poi ci ho anche scherzato. Marta ha sempre avuto l’eleganza e la maturità di non commentare, e non è facile quando leggi così tante bugie. Ci siamo protetti a vicenda e non abbiamo mai pronunciato una parola di troppo se sapevamo che l’altro non voleva”.

Nel prossimo Festival non salirà sul palco, ma farà il tifo per gli amici in gara come Enrico Nigiotti, Tommaso Paradiso, Sayf, Nayt, Eddie Brock. Per questo lo guarderà, ma anche perché al Festival deve tanto: “Mi ha fatto entrare nelle case di tutti, anche di coloro che non avevano voglia di ascoltarmi”. 

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