La scienza ci spiega perché chi suona ha una mente diversa

Secondo uno studio i musicisti utilizzano più parte del cervello, arrivando a risoluzioni dei problemi alternative.

La scienza ci spiega perché chi suona ha una mente diversa

28 Settembre 2016

La musica può aiutare nella risoluzione dei problemi quotidiani che la vita ci presenta.

E non solo per una questione di affinità con un testo o una melodia particolari. La pratica musicale professionale consente di avere una mente “diversa”.

Si è infatti scoperto esistere un importante collegamento tra musica e cervello, anche grazie a sempre più importanti studi svolti nell’ambito delle neuroscienze.

I ricercatori della Vanderbilt University hanno voluto cercare di chiarire, una volta per tutte, se è il cervello a influenzare la musica o viceversa.

20 studenti di musica classica e 20 studenti di psicologia sono stati quindi sottoposti a un test cognitivo e a una spettroscopia nel vicino infrarosso (che serve a misurare l’ossigenazione del sangue nella corteccia cerebrale) per provare a rispondere a questo quesito.

I risultati ottenuti dai due gruppi hanno mostrato che gli studenti di musica utilizzano molto più spesso entrambi gli emisferi del cervello rispetto a chi pratica un mestiere differente.

Ma cosa significa, nella pratica?

Oltre ad avere un quoziente intellettivo più alto, i musicisti svilupperebbero, in questo modo, una modalità di pensiero “divergente”, che gli consentirebbe di considerare la realtà e i problemi quotidiani in modo alternativo, trovano soluzioni non usuali.

 

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