tutto news

1500 euro per lavorare in fabbrica ma gli italiani non accettano i turni di notte

Imprenditore di Pesaro si lamenta perché non riesce a trovare operai italiani disposti a lavorare di notte. Al contrario degli extracomunitari

1500 euro per lavorare in fabbrica ma gli italiani non accettano i turni di notte

(Credits photo: facebook.com/m.bannini)

29 Maggio 2018

Trovare un lavoro non è semplice.
Trovarlo e tenerselo poi sembra addirittura un’impresa impossibile. Tra stage sottopagati e tirocini che durano un’eternità, riuscire a firmare un contratto di lavoro (vero) sembra un qualcosa che rasenta il miracoloso. Eppure è anche vero che talvolta, nonostante la domanda e l’offerta non manchino, quello che manca alla fine sono persone disposte a lavorare.
Procediamo con calma.
 
Questa è la storia di Mirco Bannini (47) di Mombaroccio (Pesaro) e titolare della Supercap, azienda che produce tappi per distillati. Secondo quanto riportato su huffingtonpost.it, Bannini era alla ricerca di 8 operai disponibili a fare anche i turni di notte. Un’impresa semplice, no? Tutt’altro. Certo, all’inizio sembrava che la ricerca si sarebbe conclusa in tempi brevissimi dato che l’azienda è stata sommersa di curricula. Il problema è che, dopo poche settimane dall’assunzione, gli operai rinunciavano al lavoro. È stato lo stesso titolare dell’azienda a raccontare cos’è successo. Sulle pagine de La Nazione Bannini ha dichiarato:
«Abbiamo assunto otto persone. Ma due hanno rinunciato dopo poche settimane. Me l'hanno detto chiaramente, non se la sentivano di fare i turni, di lavorare anche nei festivi».
E ha aggiunto:
«Dopo il nostro appello di gennaio in venti giorni ci sono arrivate 900 domande. Ma la lista si è sfoltita subito: è bastato un questionario online, 35 persone non erano disponibili a fare i turni».
 
Eppure il guadagno offerto oscillava tra i 1450 e i 1550 euro netti (per 40 ore settimanali).
Oltre ai turni notturni (che a quanto pare non era disposto a fare nessuno), ai neo assunti (o agli aspiranti tali) creava problemi la distanza chilometrica. Bannini ha infatti raccontato:
«Da noi purtroppo c'è la mentalità che uno deve andare a lavorare in bicicletta. La distanza più lunga era di 11 chilometri».
Il titolare ha quindi espresso la sua delusione per questa situazione così spiacevole:
«Siamo rimasti amareggiati. Forse si trattava di persone che non avevano davvero bisogno. I nostri operai per un terzo sono extracomunitari, ci troviamo benissimo. Loro sì che hanno bisogno».

Interviste

Radio 105 sempre con te!

Disponibile su