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Un paziente Covid in terapia intensiva ha un’erezione di 3 ore
Il priapismo può essere un effetto collaterale della malattia
Al Miami Valley Hospital un uomo ricoverato per una grave insufficienza polmonare a causa del Coronavirus ha avuto un’erezione lunga ben 3 ore di cui i medici hanno approfondito le cause all’interno di un articolo pubblicato sull’American Journal Of Emergency Medicine.
Sembra che l’erezione sia stata un effetto collaterale dell’infezione da Covid 19. Il paziente, obeso è stato sedato e messo in ventilazione artificiale, ma trascorsi alcuni giorni i polmoni hanno iniziato a cedere, così i sanitari lo hanno sistemato in posizione prona come si usa fare come manovra di emergenza, al momento di girarlo nuovamente si sono accorti dell’erezione in corso. L’unico modo per interromperla è stato drenare il sangue con un ago. Nel rapporto i medici hanno scritto che: “Il priapismo non si è più ripresentato“, l’erezione sarebbe frutto di una reazione immunitaria eccessiva chiamata “tempesta di citochine”. In seguito il paziente è deceduto per l’aggravarsi delle sue condizione che lo ha portato a un collasso polmonare.
Il priapismo è per definizione un’erezione involontaria, persistente e anomala, niente di divertente insomma; nulla a che fare con l’eccitazione sessuale. Il nome deriva dal dio Priapo, spesso rappresentato con un pene sproporzionatamente grande. Non è la prima volta che si presenta una situazione simile a quella accaduta al paziente americano: il Covid, infatti, danneggia i vasi sanguigni provocando coaguli di sangue. Era successo già a un paziente francese di 62 anni, a giugno 2020, a cui era capitata un’erezione di 4 ore consecutive che non accennava a diminuire nonostante gli impacchi di ghiaccio. Anche in quell’occasione era stato necessario drenare con un ago il sangue che coagulato aveva provocato la fastidiosa situazione.