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19 Luglio 2022
Redazione 105
Il gossip esiste dalla notte dei tempi. Non aveva la forma che ha assunto oggi: niente riviste patinate o titoli sensazionali sui social, ma già dal tempo delle tribù gli esseri umani si scambiavano informazioni e voci riguardanti terze persone. Secondo l'antropologo Robin Dunbar, dell'Università di Oxford, il pettegolezzo è qualcosa che serve a creare legami sociali, assimilabile all’antica pratica del grooming, cioè l’attività di spulciarsi a vicenda praticata dai primati e dai primi ominidi. Un po’ come essere dal parrucchiere e raccontarsi gli ultimi avvenimenti. Pare poi che la curiosità abbia giocato un ruolo anche nell’evoluzione e che i più curiosi siano stati favoriti e fossero coloro in grado di influenzare i comportamenti altrui; si dice ancora oggi che la curiosità sia sintomo di intelligenza, d’altronde.
Il gossip avrebbe poi anche una funzione di sollievo: parlare male dei più potenti fa stare bene: una ricerca dell'University of California a Berkeley, negli Usa, sostiene che avvisare amici e conoscenti dell'altrui disonestà allevierebbe lo stress quotidiano. In questo modo il pettegolezzo diventa anche uno spauracchio che invoglia un gruppo a seguire le regole della buona convivenza, fosse anche solo per la paura di essere giudicato e di finire al centro delle maldicenze!
Già nell’antica Roma i poeti satirici come Marziale e Giovenale spettegolavano pubblicamente con i loro versi sui potenti del tempo, un po’ come avviene oggi con la satira sulla politica o con il gossip per i vip. Questo accade come una specie di rivalsa, per ferire chi ha più fortuna o svelarne i macabri segreti.
Secondo l'antropologo Jerome Barkow, della Dalhousie University (Canada), le nostre vittime di pettegolezzo preferite, oltre alle figure "superiori", sono quelle persone con cui ci sentiamo in competizione o che dal punto di vista evoluzionistico sono delle potenziali minacce: persone simili a noi per sesso, età o estrazione sociale. Fateci caso la prossima volta che vi scappa una cattiveria!