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13 Settembre 2022
Redazione 105
Un team di ricercatori provenienti da Germania e California ha condotto un esperimento (riuscito) per creare dei diamanti partendo dal PET e portandolo a condizioni di temperatura e pressione estreme. Lo studio è poi stato pubblicato su Science Advances.
L’ispirazione per il processo è arrivata dai fenomeni che già si verificano all'interno di pianeti gassosi come Urano e Nettuno, qui le piogge di diamanti non sono così rare. Gli scienziati sono convinti da tempo che la pressione estrema dentro Urano o Nettuno, a migliaia di km di profondità, possa scindere gli idrocarburi che compongono questi giganti gassosi portando alla formazione di diamanti. Nel 2017 una équipe di ricercatori composta da studiosi provenienti da Università in tutto il mondo, era riuscita a replicare per la prima volta questo processo in laboratorio, esponendo il polistirene (un tipo di plastica composto anche di idrogeno e carbonio) a onde d'urto generate da un laser ottico, per ottenere temperature simili a quelle dell'interno di Urano e Nettuno. Stiamo parlando di temperature davvero elevate che si aggirano intorno ai 4.700 gradi °C e 150 gigapascal di pressione. Raggiunte queste condizioni era stato possibile osservare per un istante una pioggia di diamanti grandi alcuni milionesimi di millimetro, mentre si formavano dentro al materiale plastico. In questo esperimento passato, mancava però ossigeno,elemento che secondo gli scienziati stimola la formazione dei diamanti.
Così in questa nuova ricerca gli scienziati hanno utilizzato il PET che contiene idrogeno e carbonio ma anche ossigeno. Gli scienziati avevano ragione sull’ossigeno che ha in effetti facilitato la formazione dei diamanti (a una temperatura e a una pressione minori).
Per il momento la formazione di nanodiamanti da PET è per ora un processo dispendioso, complesso e poco replicabile su larga scala. Ma se la tecnologia si evolvesse rendendo tutto più semplice, le applicazioni dei nanodiamanti sarebbero molte, sono infatti già sfruttati in medicina, dove sono impiegati nella somministrazione di farmaci chemioterapici, facilitano la produzione di idrogeno e sono utili nei processi di pulizia e purificazione delle acque.
Un motivo in più per riciclare la numerosa plastica, nella speranza di futuri utilizzi utili.