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Allarme Siberia, risvegliato virus “zombie” dopo 50mila anni
Il caldo scioglie il permafrost e riporta alla luce virus congelati da decine di migliaia di anni
Tra i vari effetti della crisi climatica e del riscaldamento globale ce n’è uno dagli inattesi risvolti sanitari. Con lo scioglimento dei ghiacciai, riprendono letteralmente vita virus considerati estinti, che potrebbero rappresentare una seria minaccia per l’uomo in caso di contagio, dato che il nostro organismo non ha potuto conoscerli per millenni.
Le temperature più alte condizionano infatti il permafrost, lo strato perenne di suolo ghiacciato che copre il 20% della superficie terrestre, il cui parziale scioglimento può influire su virus dormienti da migliaia di anni, risuscitandoli.
Il team di ricerca guidato da Jean-Michel Claverie, professore emerito di medicina e genomica all’Università di Marsiglia, ha esaminato i virus estratti dal permafrost e provenienti in origine da carcasse di animali preistorici e da altri campioni biologici. Nell'ultimo studio, pubblicato il 18 febbraio sulla rivista Virus (un nome, una garanzia), Claverie ha isolato diversi ceppi di virus da più campioni di permafrost prelevati da sette luoghi diversi in tutta la Siberia, dimostrando che ciascun ceppo poteva infettare cellule di ameba in coltura. Il virus più anziano risale a 48.500 anni fa. Il più giovane ne ha 'solo' 27.000.
Se da un lato questi virus sono una sorpresa per noi, dall’altro, anche il mondo di oggi è totalmente estraneo per loro. Gli scienziati non sanno, infatti, per quanto tempo gli agenti patogeni scongelati potrebbero rimanere efficaci una volta esposti alle condizioni odierne, né si può stabilire con certezza quanto sia probabile che il virus incontri un ospite adatto alla sua replicazione. Non tutti i virus, poi, sono causa di malattie: alcuni sono benigni o addirittura benefici per i loro ospiti. Tuttavia, osserva Claverie: “Il rischio è destinato ad aumentare nel contesto del riscaldamento globale in cui lo scongelamento del permafrost continuerà ad accelerare e più persone popoleranno l'Artico in conseguenza delle iniziative industriali”.