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Perché le critiche ci fanno male e ci fanno così arrabbiare?

Redazione 105

Ecco cosa dice la scienza riguardo ai motivi per cui reagiamo in questo modo

Ricevere critiche non è mai cosa gradita. Anche se ci definiamo persone aperte al dialogo, avere qualcuno che contesta ciò che facciamo non è mai piacevole. Se ci pensiamo, a volte possiamo ancora rammentare critiche che ci hanno fatto da bambini e che non abbiamo ancora dimenticato dopo anni. Non è un caso che i ricordi dolorosi siano particolarmente vividi. È il risultato del fatto che gli stimoli negativi provocano una risposta molto più intensa nella corteccia cerebrale rispetto a quelli positivi o neutri. 

Guardare un volto arrabbiato, anche solo per una frazione di secondo (senza rendercene conto), attiva un segnale di allarme nell’amigdala, un’area del nostro cervello, e avvia il meccanismo ancestrale della “fuggi o combatti”. Una volta che l’amigdala è attivata, le esperienze e gli eventi negativi vengono immediatamente immagazzinati nella memoria, mentre quelli positivi richiedono alcuni secondi per essere registrati dal cervello.

Gli studi scientifici mostrano che già tra gli 8 e i 14 mesi i bambini reagiscono più rapidamente all’immagine di un volto arrabbiato che a uno felice. Ciò accade perché la capacità di riconoscere minacce dirette o notizie potenzialmente negative è stata cruciale per i nostri antenati. Essere più attenti significava poter trasmettere i propri geni. Pertanto, all’inizio della storia umana, il nostro modo di percepire la realtà si è sviluppato secondo il cosiddetto “pregiudizio della negatività”, ovvero l’inclinazione a dare più peso agli eventi negativi rispetto a quelli positivi, anche se solo ipotetici.

Tuttavia, quando le critiche sono eccessive e ci colpiscono in momenti di vulnerabilità, il dolore che proviamo ci “anestetizza” e compromette la nostra capacità di provare empatia. Ricercatori della Binghamton University di New York hanno misurato l’attività cerebrale di bambini dai 7 agli 11 anni e hanno scoperto che i figli di genitori molto critici prestano meno attenzione alle espressioni facciali dei loro interlocutori rispetto ai figli di genitori poco critici. Probabilmente per proteggersi da emozioni devastanti le persone sottoposte a critiche eccessive diventano meno sensibili ai segnali negativi e registrano anche meno espressioni positive.

Le critiche poi sono ancora più dolorose se provengono da persone che amiamo: i commenti negativi dei nostri cari hanno un impatto maggiore rispetto a quelli degli estranei. Ciò avviene perché abbiamo aspettative su come dovrebbero comportarsi nei nostri confronti, e quando riceviamo una critica ci sentiamo “traditi”

C’è infine una differenza nella reazione tra uomini e donne quando si tratta di commenti negativi (anche se entrambi ne soffrono). Le donne sono più inclini ad interiorizzarli e provare tristezza, mentre gli uomini tendono a reagire esternalizzando i sentimenti, ad esempio imprecando o arrabbiarsi.

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