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Kate Winslet: “A Hollywood fui vittima di body shaming e bullismo”
L’attrice è tornata a parlare del fatto che, all’inizio della carriera, fu vittima di body shaming ad Hollywood, soprattutto da parte dei media
Come si fa a non amare Kate Winslet e a non riconoscerle l’enorme bravura e bellezza? Vincitrice di un premio Oscar, con i suoi ruoli ha segnato un’epoca nel cinema e ancora oggi è una delle attrici più apprezzate di Hollywood. Lo dimostra il suo nuovo film, un biopic dedicato alla fotografa di guerra Lee Miller. Tuttavia non sempre è stato così. Nel passato, infatti, ha affrontato parecchi problemi che mai si potrebbero immaginare per una come lei. Ha raccontato infatti di aver subìto body shaming: “Mi dicevano costantemente che avevo la forma sbagliata. Mi dicevano costantemente che avrei dovuto accontentarmi di meno”.
Una situazione che si è resa a dir poco insostenibile dopo una delle sue interpretazioni più celebri: quella di Rose in Titanic. I media la sottoponevano infatti ad un continuo bullismo: “Sono stata sottoposta al più terribile esame e giudizio e, in realtà, arriverei al punto di dire bullismo, da parte dei media mainstream quando avevo vent’anni”. Il motivo di questo accanimento?
In merito al lungo dibattito sul motivo per cui il personaggio di DiCaprio non si sia potuto salvare semplicemente condividendo con lei la zattera aveva spiegato lo scorso anno: “A quanto pare ero troppo grassa. Perché erano così cattivi con me? Erano così cattivi. Non ero nemmeno grassa. Avrei voluto dire ai giornalisti, avrei voluto rispondere: ‘Non osate trattarmi così. Sono una giovane donna, il mio corpo sta cambiando, lo sto capendo, sono profondamente insicura, sono terrorizzata, non rendere la cosa più difficile di quanto lo sia già’. Questo è bullismo, al limite dell’abuso, direi”.
Tutto ciò continua ancora oggi a lasciare gli strascichi nella sua personalità. Quando ha deciso di ricreare una fotografia in topless di Lee Miller nella pellicola, per lei non è stato semplice. “Ho dovuto essere davvero dannatamente coraggiosa nel lasciare che il mio corpo fosse la versione più morbida possibile e non nascondermi”. Nonostante il timore, però, non ha voluto demordere: “E credetemi, le persone della nostra squadra dicevano: ‘Forse potresti sederti’. E io: ‘Perché? A causa del pezzetto di pelle che si vede? No, non succederà!’. So che è meglio non sprecare energie preziose criticando l’aspetto fisico. Penso che per ogni donna sia meglio dire semplicemente: credo in me stessa. Non importa cosa pensano gli altri; questo è quello che sono: andiamo avanti”.