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Treviso, calzolaio vieta il telefono: "Clienti distratti e maleducati"
L’uomo ha dichiarato: “Non tollero più questo livello di maleducazione non solo qui da me, ma ovunque”
Da un po' di tempo, Massimo "Billi" Carlesso, un calzolaio storico del centro di Treviso, stava riflettendo su alcuni eventi che accadevano all’interno della sua attività, in particolare un aspetto che riguardava il rapporto con la clientela. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è arrivata quattro mesi fa quando una cliente gli ha fatto perdere la pazienza, così senza pensarci due volte ha appeso il cartello: “Non servo persone che stanno al cellulare”.
In alcune parole rilasciate al Corriere del Veneto, l’uomo dichiara: “Non tollero più questo livello di maleducazione non solo qui da me, ma ovunque. Vado dal tabacchino e vedo persone al cellulare che vogliono essere serviti mentre magari parlano di sciocchezze al telefono e tu ti domandi "ma perché”?”.
Successivamente, decide di raccontare nel dettaglio l’episodio che lo ha portato a prendere questa decisione: “Quattro mesi fa, all’inizio non avevo un cartello e lanciavo occhiate cattive ai clienti facendo ben capire che non avevo piacere ad avere clienti al telefono mentre magari prendevo misure o altro. Poi entra una ragazza, voleva stringere dei cinturini su dei sandali, le prendo le misure e le dico di tornare. Quando ripassa arriva col cellulare in negozio, non mi saluta, mi fa cenni con la testa, annuisce, si siede e mentre io le parlo lei sta con l’amica al telefono dicendo una serie di cose di nessuna importanza. A quel punto prendo i sandali, glieli metto in una borsa e le dico di andare. Lei si arrabbia, io le dico che è lei la maleducata che dopo un quarto d’ora che le chiedo di dirmi se ho fatto bene o male il lavoro per lei, nemmeno mi risponde”.
L’artigiano, ex rugbista dell’allora Metalcrom (poi diventata Benetton), fa il calzolaio da quando ha 11 anni, oggi ne ha 60, da quando, cioè, il papà lo portava con sé a bottega a Piazza San Leonardo. Dal 1980 invece ha aperto la bottega in via Paris Bordone, dove tuttora lavora.
L’uomo, per quanto riguarda il tema della maleducazione, non ha dubbi: “La maleducazione non ha né sesso né razza né età i miei figli di 26 e 29 anni non lo fanno, per esempio. Direi che il problema è differente. Da un lato la maleducazione di chi crede di essere il padrone del mondo passando sopra il lavoro e i discorsi della gente, e dall’altra l’ineducazione, cioè coloro ai quali questa cosa non è stata insegnata. E qui si apre un capitolo sui genitori che non voglio nemmeno toccare”.