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Sean Penn: “Perché io in carcere e Will Smith no per lo schiaffo?”
L’attore non ci sta sulla disparità di trattamento tra lui e Will Smith, ricordando l’episodio accorso nel 1987
Ricordate lo schiaffo di Will Smith a Chris Rock durante la scorsa edizione degli Oscar nel marzo 2022 dopo che il comico si era preso beffe dell’alopecia della moglie dell’attore? Ebbene, c’è qualcuno a cui quell’episodio ancora non è andato giù. Stiamo parlando di Sean Penn che, nel corso di un’intervista in cui si è raccontato a tutto tondo, ha fatto riferimento ad uno dei momenti più chiacchierati della scorsa primavera. Ha voluto esprimere quella che per lui è stata una vera e propria ingiustizia: “Perché io sono andato in prigione, e lui è rimasto seduto lì? Perché avete applaudito al suo momento peggiore?”.
Ma cerchiamo di capire meglio le sue parole. Quando gli è stato chiesto un parere su Smith, ha replicato: “Non conosco Will Smith, l’ho incontrato solo una volta e sembrava molto carino. È stato così bravo in King Richard”. Il riferimento è il film per il quale Smith, alla stessa cerimonia segnata dallo schiaffo, ha vinto l’Oscar come miglior attore protagonista.
Poi ha continuato, con toni ben meno conciliatori: “Allora perché ca*zo hai sputato su te stesso e su tutti gli altri con questa stupida cosa del ca*zo? Perché sono andato in prigione per la stessa cosa e tu invece sei ancora seduto lì? Perché voi ragazzi siete in piedi ad applaudire il suo peggior momento come persona?”. Insomma, Penn è furioso che non ci siano state serie conseguenze per l’attore – al di fuori dell’esclusione dall’Academy per i prossimi 10 anni. Un trattamento ben diverso rispetto a quello riservato a lui, che finì in carcere.
Il riferimento è al fattaccio accorso nel 1987, quando aveva 26 anni, e venne condannato a 60 giorni di prigione dopo aver preso a pugni e sputato addosso ad una comparsa sul set del film Colors. L’attore alla fine scontò 33 giorni di pena. Poi, nel 2010, si ritrovò di nuovo nei guai per lo stesso motivo: fu condannato a tre anni di libertà vigilata e 300 ore di servizio in una comunità per aver aggredito un fotografo.