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Molla tutto e apre un chiringuito ai Caraibi: “Sono tornato a casa”

Redazione 105

Troppo stretta la routine, ma Aruba non era il paradiso che tutti credono

Mollo tutto e apro un chiringuito”. È una frase che tanti di noi hanno detto dopo aver faticato duramente tutto il giorno in ufficio, in fabbrica o nel luogo di lavoro. Ebbene c’è chi l’ha fatto, ma non ne è rimasto affatto soddisfatto, anzi. Parliamo di Antonio Iannone, comasco di Albiolo che faceva il manager in una ditta farmaceutica in Svizzera. Poi ha deciso, appunto, di mollare tutto ed è diventato barista di un food truck ai Caraibi. Due anni dopo però “sono tornato a Milano. Dietro la facciata turistica, fatta di mare e colori, la Aruba di tutti i giorni è ben diversa”.

Al Milanese Imbruttito ha raccontato la sua storia. Tutto inizia nel 2015, quando Antonio ha scelto di cambiare vita per dare una scossa a quella routine che gli stava stretta. Una quotidianità “stabile ma terribilmente monotona e abitudinaria, per quanto appagante dal punto di vista economico. Sveglia, corsa, doccia, 90 minuti di auto, ufficio, pausa pranzo, ufficio, 90 minuti di macchina, cena, film, letto. Lavoravo per avere una casa sempre più grande, una macchina sempre più potente, un orologio sempre più costoso. In breve, mi stavo lentamente spegnendo”.

Così, appassionato di cucina e gastronomia, ha pensato di far diventare realtà quel sogno nel cassetto: aprire un food truck di prelibatezze italiane sul lungomare di Aruba. Pochi mesi dopo il trasferimento con moglie e figlia oltreoceano, ma poi il brusco risveglio: “Dietro la facciata turistica, fatta di spiagge e colori, la Aruba di tutti i giorni è ben diversa. Diseguaglianza sociale, povertà, nessuna educazione alimentare. C’è da considerare poi che, essendo un’isola, tutto è estremamente caro”.

Non solo difficoltà pratiche, ma anche con gli abitanti del posto: “In mezzo al mare, poi, ogni cosa è difficile da ottenere. Anche per un banale pezzo di ricambio possono volerci settimane. E poi gli arubiani non sono proprio il popolo più ospitale del mondo. Dimenticate i latini caldi e simpatici, e pensate ad un popolo isolano colonizzato dagli olandesi… poi ovviamente ci sono le eccezioni”.

In ogni caso “non mi pento di niente, rifarei tutto”. Ora vive di nuovo in Italia dove lavora anche facendo il freelance nel campo alimentare, occupandosi di innovazione. Basta con il pendolarismo da frontaliere svizzero e con la “solita” routine: “Certo, per essere felice e stabile da freelance è necessario davvero reinventarsi quasi giornalmente, ma forse il bello è proprio quello”. E se c’è qualcosa che gli manca, non ha dubbi: “le spiagge, il mare nel tempo libero”. Per il resto non ha rimpianti.

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