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Alex Schwazer, cosa farà dopo il ritiro? La sua risposta

Redazione 105

Il marciatore ha gareggiato un'ultima volta per i suoi figli, affrontando l'ennesima sfida della sua carriera

Alex Schwazer, dopo 8 anni dalla squalifica di doping, è tornato in pista ma per l’ultima volta

L'atleta altoatesino ha partecipato alla sua ultima gara ad Arco, in Trentino, un evento carico di emozione e significato. Tuttavia, la gara ha avuto un epilogo amaro, poiché il marciatore ha dovuto fermarsi a causa di un intenso dolore alla schiena provocato dalla sciatalgia. Questo, però, non ha oscurato il valore emotivo della sua partecipazione.

Nonostante le fitte a causa di un dolore alla schiena, ha deciso comunque di partecipare alla gara, consapevole che non sarebbe riuscito a vincere: “Sapevo già che non ce l’avrei fatta ma non potevo rinunciare”, racconta in un’intervista al Corriere della Sera.

Nelle settimane che hanno preceduto la gara ad Arco di Trento aveva avuto dolori intensi, ma le opzioni erano due fermarsi per un paio di mesi nella speranza di recuperare oppure gareggiare e provarci per non deludere i suoi bambini.

Questo è l’ennesimo boccone amaro, il primo ovviamente la squalifica causata dal doping e lunga otto anni. Poi la respinta alla richiesta di partecipare alle Olimpiadi di Parigi. Nulla però l’ha fermato, almeno non questa volta.

Della recente gara racconta: "A causa del dolore, dovevo appoggiare il piede in modo diverso: giro dopo giro, è saltata via la carne dai talloni. Non riuscivo più a marciare con la gamba tesa, rischiavo la squalifica dei giudici. Lì non ho potuto fare altro che fermarmi e arrendermi".

C’è da chiedersi però cosa potrà fare adesso che la sua carriera è volta al termine. “Dall’atletica non mi ritirerò mai: ce l’ho dentro, non si può spegnere il fuoco. Sono un uomo libero: mi piacerebbe allenare atleti di altre discipline, portare esperienza e competenze in altri sport. Il futuro è la contaminazione: mischiare metodologie, ottenere quel marginal gain, quell’1% di performance che fa la differenza. Non ho titoli universitari ma leggo e studio. Se l’atletica non mi vuole, spero che il ciclismo o il calcio siano più aperti. Oppure le aziende e le scuole: ho molto da raccontare.” 

Al tempo stesso è pronto anche per altri lavori: “Da ragazzo ho fatto il lavapiatti e il cameriere a Innsbruck. Non mi vergognerei di fare l’impiegato o l’operaio a Vipiteno. Ma mi conosco: sono più produttivo se mi sento utile in un ambiente sportivo”

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