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Un buco nero "vorace" sfida le leggi della fisica: scoperta incredibile

Redazione 105

Gli astronomi del NOIRLab hanno trovato un buco nero supermassiccio che consuma materia 40 volte più velocemente rispetto al limite teorico

I buchi neri supermassicci possono avere una massa pari a miliardi di volte quella del nostro Sole. Si trovano al centro della maggior parte delle galassie e crescono nutrendosi delle stelle vicine. C’è però un mistero: come hanno fatto i buchi neri supermassicci nell'universo primordiale a diventare così grandi e così in fretta?

Il 4 novembre gli astronomi del NOIRLab hanno dichiarato di aver trovato un buco nero supermassiccio che consuma materia 40 volte più velocemente rispetto alla soglia massima teorica conosciuta come limite di Eddington

Il nome di questo buco nero è LID-568 e si trova al centro di una galassia nana formata appena 1,5 miliardi di anni dopo il Big Bang. L'autore principale Hyewon Suh di NOIRLab e il suo team hanno utilizzato il telescopio spaziale Webb per osservarlo da vicino. Quando la luminosità di LID-568 è stata calcolata come molto più alta di quanto teoricamente possibile, il team sapeva di aver trovato qualcosa di straordinario.

Il limite di Eddigton è correlato alla luminosità massima che un buco nero può raggiungere, nonché alla velocità con cui può assorbire materia, in modo che la sua forza gravitazionale verso l'interno e la pressione verso l'esterno generate dal calore della materia compressa e in caduta rimangano in equilibrio. Un buco nero può allontanare abbastanza materiale da interrompere la propria fornitura e quindi arrestare la sua crescita. Ma LID-568 ha sorpreso tutti.

"Questo buco nero sta facendo un banchetto", ha affermato Julia Scharwächter, astronoma e coautrice dell'International Gemini Observatory/NSF NOIRLab. “Questo caso estremo mostra che un meccanismo di alimentazione rapida al di sopra del limite di Eddington è una delle possibili risposte al perché vediamo questi buchi neri molto pesanti così presto nella storia dell’universo”.

Suh ha detto: “Questo risultato fortuito ha aggiunto una nuova dimensione alla nostra comprensione del sistema e ha aperto interessanti strade per l’indagine”.

Gli scienziati hanno pubblicato il loro articolo sottoposto a revisione paritaria sulla rivista Nature Astronomy.

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