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Pause troppo lunghe, tra chiacchiere e caffè: dipendente licenziato

Redazione 105

È successo a un lavoratore della nettezza urbana con incarichi dirigenziali: è stato “beccato” un investigatore privato

Licenziato perché “sorpreso costantemente in luoghi pubblici e per tempi irragionevoli a degustare consumazioni e chiacchierare con i colleghi”. È successo a un dipendente della nettezza urbana “beccato” da un investigatore privato mentre si concedeva lunghe pause durante l’orario di lavoro. A riportare la vicenda è il sito dello studio legale Cataldi. 

Il lavoratore aveva deciso di fare ricorso sostenendo che le indagini dell’investigatore non fossero valide, ma la Corte di Cassazione ha confermato la sentenza di appello sostenendo che è da “escludere che la determinazione del tempo e della durata della pausa di riposo — da non confondere con i momenti di soddisfazione delle necessità fisiologiche — sia rimessa all’arbitrio del lavoratore”. Inoltre, ricoprendo incarichi dirigenziali, il dipendente avrebbe, col suo comportamento, “nociuto al decoro aziendale e all’immagine che si crea nella cittadinanza”.

La difesa ha contestato all’azienda il ricorso a un detective privato ma la Corte ha ritenuto che si sia trattato di una scelta consona. 

Per quanto riguarda le pause, nella sentenza si legge: “Non si può dire che le pause duravano il tempo necessario a ristorarsi, trattandosi di incontri che raggiungevano, in via esemplificativa, la durata di 36 minuti (21.10.16), 38 minuti (10.11.16), 42 minuti (22.11.16) e in cui la gran parte del tempo era trascorso nel colloquio successivo alla consumazione della colazione”.

La Cassazione ha quindi dato ragione all’azienda: il licenziamento è stato proporzionato a una condotta “dal rilievo penale e, in particolare, del reato di truffa. Il mancato svolgimento della prestazione lavorativa nei termini in cui era dovuta […] ha determinato l’ingiusta percezione di una retribuzione parzialmente non dovuta con correlativo danno per l’azienda”.

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