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Mandare a ca***e marito traditore è reato? Cosa dice la Cassazione
Il marito considerava la frase lesiva della sua reputazione e onore
Dopo dieci anni di contenzioso legale, la Corte di Cassazione ha finalmente emesso una sentenza che fa chiarezza su un caso piuttosto singolare: una moglie che, trovando il marito a cena con un’altra donna, gli avrebbe detto “vai a ca***e”. Una frase pronunciata in un momento di grande tensione emotiva, che il marito considerava lesiva della sua reputazione e onore tanto da spingerlo a intraprendere una lunga battaglia legale.
Il fattaccio risale al 16 marzo 2015, quando la donna, tornando a casa, aveva sorpreso il marito in compagnia di un’altra. La reazione della moglie fu quella di pronunciare la famosa espressione che, secondo il marito, era “offensiva”. Questo episodio accadde durante un periodo di forte crisi coniugale, con segnali di sfaldamento del matrimonio e relazioni extraconiugali da parte dell’uomo.
La vicenda legale iniziò quando l’uomo decise di rivolgersi prima al giudice di pace, che non ritenne valide le sue accuse, e successivamente al tribunale civile di Vicenza. Nel 2023, il tribunale confermò il rigetto, sostenendo che la frase non avesse una “portata offensiva” rilevante, essendo stata pronunciata in un contesto di tensione acuta e nella fase finale di un matrimonio ormai compromesso. Inoltre si sottolineava che il marito fosse abituato a un linguaggio piuttosto colorito nelle dinamiche coniugali e che dunque non si fosse verificato alcun danno morale a causa della dichiarazione della moglie.
Nonostante il rifiuto da parte del tribunale di Vicenza, il marito non si arrese e portò il caso alla Suprema Corte, chiedendo una revisione della decisione. Tuttavia, la Corte di Cassazione, presieduta dal giudice Enrico Scoditti, ha confermato la linea del tribunale dichiarando il ricorso “inammissibile”. La Cassazione ha ribadito che l’espressione “vai a ca***e” non aveva valore legale significativo e non costituiva reato. Una sentenza che non solo chiude il caso dopo anni di battaglie legali, ma stabilisce un importante precedente in merito alla valutazione delle offese verbali in contesti privati, soprattutto quando queste vengono pronunciate in momenti di crisi matrimoniale.