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Stile Ghibli o action figure? Il lato oscuro del trend di Chat GPT

Redazione 105

Dalle action figure personalizzate ai ritratti in stile Ghibli: le tendenze AI spopolano sui social, ma esperti avvertono sui pericoli per privacy e copyright

Negli ultimi giorni, i social sono stati invasi da immagini di utenti trasformati in action figure confezionate o in personaggi animati nello stile dello Studio Ghibli. Queste tendenze, rese possibili dalle nuove funzionalità di generazione immagini di ChatGPT-4o, hanno registrato un'impennata di popolarità, con un aumento del 2600% nelle ricerche su come creare la propria "scatola di Barbie" digitale.

Tuttavia, dietro l'apparente innocuità di questi giochi visivi, si celano preoccupazioni significative riguardo alla privacy e al diritto d'autore. Secondo Christoph C. Cemper, fondatore di AIPRM, caricando una foto su un generatore di arte AI, si cedono dati biometrici che possono essere utilizzati per addestrare modelli futuri o venduti a terze parti, spesso senza il consenso esplicito dell'utente.

I rischi invisibili per la privacy

Le immagini condivise su piattaforme AI possono essere copiate, manipolate e riutilizzate, esponendo l’utente al rischio di deepfake, furti d’identità o contenuti falsificati. Come sottolinea Cemper, una volta caricato, “il tuo volto diventa un dato” che può finire in circuiti opachi, spesso legati a dataset globali.

La politica sulla privacy di OpenAI, ad esempio, conferma che vengono raccolti sia dati forniti attivamente (nome, email, immagini) sia informazioni raccolte automaticamente, come dati di utilizzo e registri di attività.

Diritto d'autore e contenuti generati: un campo minato

Oltre alla questione dei dati personali, anche il copyright rappresenta un pericolo sottovalutato. Creare contenuti in stile Barbie, Disney, Ghibli o Pixar può sembrare un gioco innocente, ma si rischia di infrangere la proprietà intellettuale. Diversi artisti hanno già intrapreso azioni legali contro aziende AI per l’uso illecito delle loro opere.

In più, molte piattaforme includono nei termini d’uso clausole contrattuali molto ampie, che permettono loro di riprodurre e commercializzare i contenuti caricati, anche dopo la cancellazione dell’account. Termini come “royalty-free”, “licenza irrevocabile”, “sublicenziabile” possono autorizzare l’uso illimitato della propria immagine senza ulteriori compensi o permessi.

In un’era in cui la creatività viaggia al ritmo dell’algoritmo, è fondamentale tutelare la propria identità digitale. Il consiglio degli esperti? Informarsi, leggere bene i termini e scegliere con consapevolezza dove e come condividere la propria immagine.

 

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