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06 Giugno 2025
Redazione 105
Per chi è nato dopo il 1990, parlare di pensione equivale a discutere di un universo lontano e sempre più irraggiungibile. A causa di carriere precarie, salari bassi e un sistema previdenziale sempre più sbilanciato, molti giovani si avviano verso una vecchiaia tutt’altro che serena. Secondo le stime più recenti, l’età pensionabile potrebbe toccare i 71 anni, rendendo l’Italia uno dei Paesi europei con l’uscita dal lavoro più tardiva.
Il passaggio dal sistema retributivo a quello contributivo ha cambiato radicalmente le regole del gioco. Oggi la pensione dipende da quanto si versa e non da quanto si guadagna negli ultimi anni di carriera. Peccato che il mercato del lavoro italiano offra contratti brevi, mal pagati e discontinui. Il risultato? Una generazione di lavoratori che non riesce ad accumulare contributi sufficienti.
Per molti giovani italiani, un contratto stabile arriva solo dopo i 30 anni, se arriva. Prima ci sono stage non retribuiti, tirocini e lavoretti occasionali. Ogni pausa, ogni periodo senza contributi, diventa una penalizzazione futura. Secondo alcune analisi, una donna che si ferma per motivi familiari quali una gravidanza o prendersi cura dei propri genitori anziani può vedere la propria pensione ridotta del 27%. E con stipendi medi attorno ai 1.300 euro, pensare alla pensione integrativa sembra quasi un lusso.
Tutta colpa, si potrebbe dire, dei baby boomer che hanno avuto carriere lineari, stipendi in crescita e pensioni cospicue. Hanno lasciato il lavoro spesso prima dei 65 anni, in alcuni casi con assegni superiori all’ultima busta paga. Oggi invece, i giovani versano contributi per mantenere il sistema, senza la certezza di ricevere un trattamento simile in futuro.
In tanti evocano la necessità di una riforma strutturale del sistema pensionistico anche perché i dati parlano chiaro: solo il 20% degli under 35 ha aderito a un fondo integrativo. Tra sfiducia, mancanza di risorse e poca informazione, anche il cosiddetto “secondo pilastro” della previdenza sembra crollare sotto il peso dell’ingiustizia. Del resto, se a fine mese non resta nulla, è difficile preoccuparsi di un futuro che sembra sempre più un’utopia.