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Lo dice la scienza: troppi incubi fanno invecchiare prima

Redazione 105

Dormire male influisce sul cervello, aumenta il rischio di invecchiamento precoce e può accorciare la vita

Svegliarsi dopo un brutto sogno capita a tutti, ma quando gli incubi si presentano con regolarità, potrebbero nascondere rischi più seri. Recenti studi dell’Imperial College London e dello UK Dementia Research Institute, suggeriscono che incubi frequenti siano collegati a un invecchiamento cerebrale accelerato e a un rischio maggiore di morte prematura.

 

Lo studio su 180.000: incubi come fattore di invecchiamento precoce

L’analisi ha coinvolto oltre 180.000 persone tra i 26 e gli 86 anni, seguite per un periodo che andava da poco più di un anno a quasi vent’anni. Chi soffriva di incubi settimanali mostrava un rischio triplicato di morire prima dei 70 anni rispetto a chi non ne soffriva. 

Per capire meglio l’impatto degli incubi sull’invecchiamento, i ricercatori hanno misurato la lunghezza dei telomeri, piccoli “cappucci” di DNA che proteggono i cromosomi e si accorciano con l’età cellulare. 

Lo studio ha incluso anche circa 2.400 bambini, la cui frequenza di incubi è stata segnalata dai genitori, mentre negli adulti sono stati esaminati gli orologi epigenetici, indicatori delle modifiche genetiche legate all’invecchiamento. 

 

Cosa emerge dallo studio su incubi e salute

I risultati hanno mostrato che incubi frequenti sono associati a un invecchiamento biologico accelerato in tutte le età, indipendentemente da sesso ed etnia, e che questo fenomeno spiega circa il 40% dell’aumento del rischio di mortalità negli adulti.

Sebbene non sia stato stabilito un rapporto di causa diretta, si ipotizza che gli incubi interferiscano con il sonno profondo e mantengano alti i livelli di cortisolo, un ormone che accelera l’invecchiamento. Va però considerato che l’aumento degli incubi può essere legato anche a condizioni di salute preesistenti, che potrebbero aver influenzato i risultati.

 

Verso nuove strategie per prevenire e curare

Questi risultati evidenziano un aspetto importante della nostra salute spesso sottovalutato. Capire meglio questo legame può aiutare a sviluppare nuovi metodi per prevenire e curare i disturbi del sonno, proteggere il cervello e ridurre il rischio di morte prematura.

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