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Emanuele Filiberto: “Clotilde ha saputo di Adriana dalla stampa”

Redazione 105

Il principe si apre in un’intervista parlando della sua infanzia, del distacco con la realtà ma anche di tradimenti e della sua vita in TV

Emanuele Filiberto di Savoia ha raccontato al Corriere della Sera alcuni aspetti della sua vita privata, ammettendo errori e fragilità. Oggi il principe è legato sentimentalmente ad Adriana Abascal, conosciuta poco dopo la separazione da Clotilde Courau, con cui ha condiviso oltre vent’anni di matrimonio e due figlie.

Su questo ha rivelato: “All’inizio non è stato semplice. Ho sbagliato a non parlare a Clotilde immediatamente di Adriana e l’ha saputo dalla stampa. Mea culpa. Consiglio a chi legge di non fare il mio errore. Anche se eravamo già separati, avrei dovuto informarla prima. I tradimenti succedono. A volte rafforzano, perché ti rendi conto che non è quello che vuoi”.

Un’infanzia tra reale e irreale

Cresciuto in esilio, Emanuele Filiberto ha vissuto un’infanzia sospesa tra normalità e leggenda. “C’è stata una separazione tra reale e irreale. Il reale era la mia vita quotidiana, la scuola, gli amici in tutto il mondo, la bici, l’hamburger, le bocce, gli scacchi. L’irreale era quello che mi raccontavano... come le storie di principi e regine: per me era l’irraggiungibile. 

Mi dicevano che la mia famiglia ha unificato l’Italia, che avevamo mille anni... ma non era ciò che vivevo. Me ne sono reso conto quando nel 2002-2003 sono tornato in Italia.

Dal principe a showman

Il ritorno in Italia ha rappresentato per lui un nuovo inizio, anche mediatico. Emanuele Filiberto ha saputo costruire un rapporto diretto con il pubblico, partecipando a trasmissioni televisive. 

Ho costruito un rapporto semplice con la gente, parlo con tutti e mi piace molto. Avrei potuto non fare televisione, non fare Sanremo, restare in un castello sulla poltrona.

I ricordi di famiglia a New York

Oltre la monarchia e la televisione, ci sono i ricordi familiari. “Le vacanze a New York, dove avevamo un piccolo appartamento. Quelli erano giorni in cui non c’era la servitù. Facevamo colazione insieme, noi tre e le uova le preparava mio padre. Diventavamo una famiglia normale, in cui vedevo mia mamma rifare il letto, per esempio”. Un’immagine domestica e disarmante che restituisce l’umanità dietro il titolo nobiliare, la semplicità di chi, anche tra i fasti, ha imparato il valore delle piccole cose.

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