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Gli italiani e gli strafalcioni più comuni: 7 su 10 commettono errori
Tutta colpa di abitudini sbagliate, anche a causa dei social
Non c’è niente da fare: molti continuano ad usare l’italiano in modo approssimativo. Secondo una recente indagine di Libreriamo, quasi 7 italiani su 10 commettono errori ricorrenti, soprattutto quando devono confrontarsi con accenti, apostrofi e tempi verbali. L’apparente sicurezza con cui usiamo la lingua ogni giorno si scontra così con una serie di abitudini sbagliate, che si sono radicate nella comunicazione quotidiana, sui social e persino nei contesti professionali.
Apostrofo, troncamento e i dubbi eterni
L’apostrofo resta il nemico numero uno: il 62% degli intervistati ammette di avere difficoltà anche con espressioni semplicissime. Da “qual è”, spesso trasformato in “qual’è”, fino all’eterno dilemma di “un po’”, che continua a comparire nelle varianti errate “pò” o “po’”. Anche la distinzione tra elisione e troncamento manda in crisi molti scriventi, con errori che si ripetono tanto nelle chat quanto nei documenti ufficiali.
Congiuntivo, pronomi e verbi ballerini
Accanto agli errori ortografici, il secondo grande ostacolo è il congiuntivo, che il 56% degli italiani considera una vera “bestia nera”. Forme come “che tu hai” al posto di “che tu abbia” sono ancora diffusissime. A questo si aggiunge l’uso incerto dei pronomi (“gli ho detto” al posto di “le ho detto”) e la difficoltà nella scelta dei verbi ausiliari, che porta a costruzioni come “ho andato” o “sono aumentato i prezzi”, segnali di una sempre minore confidenza con la struttura grammaticale.
C o Q? Accenti, punteggiatura e invenzioni creative
La confusione tra C e Q, viva fin dalle elementari, continua anche nell’età adulta con forme come “evaquare”, “proficuo” storpiato in “proficquo”, o “squotere”. Non va meglio con l’accento di “né”, spesso ignorato. E poi c’è la punteggiatura, sempre più utilizzata in modo creativo: virgole a caso, punti e virgola spariti, due punti dimenticati. A completare il quadro arrivano gli errori “fantasiosi”: “pultroppo”, “propio”, “salcicce”, “cortello”, fino alle derive dettate dal linguaggio digitale (“nn, ke, tt”).
Come recuperare padronanza della lingua
La ricerca indica però anche alcune soluzioni. Il rimedio più efficace rimane la lettura costante, che aiuta a interiorizzare le regole senza sforzo. Seguono il ritorno alla scrittura a mano, la riduzione dell’uso eccessivo dei chatbot e un freno agli anglicismi superflui. Importante anche la dimensione del gioco linguistico: quiz, esercizi e sfide permettono di consolidare ciò che già sappiamo e correggere le abitudini sbagliate.