TUTTO NEWS
22 Dicembre 2025
Redazione 105
Da secoli la Stella di Betlemme è al centro di interpretazioni religiose, simboliche e storiche. Citata nel Vangelo di Matteo come il segno celeste che avrebbe guidato i Re Magi fino al luogo della nascita di Gesù, è stata a lungo considerata un evento miracoloso o una metafora teologica. Oggi, però, una nuova lettura proveniente dal mondo della ricerca astronomica riporta il fenomeno su un piano scientifico, riaprendo un dibattito che sembrava destinato a restare irrisolto.
L’ipotesi arriva da Mark Matney, scienziato planetario collegato alla NASA, che ha pubblicato un’analisi su una rivista specializzata di astronomia. Secondo il ricercatore, la Stella descritta nel testo evangelico non sarebbe stata una stella né una rara congiunzione planetaria, ma una cometa estremamente luminosa apparsa nei cieli dell’antichità. Una spiegazione che, per la prima volta, sembra adattarsi con precisione ai movimenti raccontati nel testo biblico.
Uno degli aspetti più complessi del racconto evangelico è il comportamento della Stella: non solo appare a oriente, ma sembra muoversi, guidare un viaggio e infine “fermarsi” sopra un luogo preciso. Per secoli questo dettaglio ha messo in crisi gli studiosi, perché nessun corpo celeste statico poteva spiegare una dinamica simile. Le ipotesi avanzate nel tempo – supernove, pianeti, allineamenti astrali – non riuscivano a giustificare questa descrizione in modo convincente.
La svolta proposta da Matney parte dall’analisi di documenti astronomici cinesi, noti per la loro accuratezza. In queste cronache si parla dell’osservazione, nel 5 a.C., di un oggetto brillante visibile per oltre due mesi consecutivi. Una data che coincide con il periodo in cui molti storici collocano la nascita di Gesù. Secondo i calcoli dello scienziato, l’oggetto avrebbe avuto le caratteristiche tipiche di una cometa a lunga visibilità, capace di dominare il cielo per settimane.
Se osservata da chi viaggiava verso sud, una cometa poteva apparire come un corpo celeste che precede il cammino, rallenta e infine resta visivamente “sospesa” sopra una determinata area. Questo effetto ottico spiegherebbe il linguaggio usato nel Vangelo senza ricorrere a fenomeni soprannaturali. La scoperta non intende ridimensionare il valore religioso del Natale, ma offrire una cornice storica e astronomica più coerente, dove fede e scienza non si escludono, ma dialogano.
Interviste