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Ecco perché i 30enni di oggi sono i più poveri!

Chi si trova ad avere trent’anni oggi sta toccando con mano gli effetti di una crisi globale estremamente violenta.

Pensate che, per la prima volta nella storia, una generazione successiva vivrà peggio (molto peggio) di quella precedente.

Figli più poveri dei genitori, quindi.

Ma come si è arrivati a tutto questo?

Il problema è lungo e complesso, ma proviamo a capirci qualcosa comunque.

I “millennials”, ovvero i giovani nati tra gli anni Ottanta e la metà dei Novanta sono, proprio in questi giorni, al centro di un’inchiesta del The Guardian, finanziata dal fondo Joseph Rowntree Reform Trust, che ha permesso di analizzare i dati contenuti nel Cross National Data Center di Lussemburgo.

Da questo database è derivato un grafico riguardante le sette potenze economiche tra le più importanti del mondo (e c’è anche l’Italia), nel quale vengono evidenziate la percentuale di crescita del reddito medio suddiviso per fasce d’età: tra i 20 e i 29 anni, 65-69 e 70-74.

I risultati sono estremamente sconfortanti: Italia, America e Spagna riportano un divario del 20%... e il nostro Paese di trova proprio in cima a questa per niente allettante classifica.

Angel Gurría della OECD (Organisation for Economic Cooperation and Development) ha commentato i risultati in questo modo: «La situazione è molto dura per i giovani. Dopo la grande recessione, il mercato del lavoro è migliorato pochissimo. È un problema a cui dobbiamo dedicarci con urgenza. Colpirà i nostri figli e l’intera società».

Quali sono le conseguenze?

Innanzi l’impossibilità di ottenere dei beni essenziali, come comprare una casa.

Paul Johnson, a capo dell’Institute of Fiscal Studies, commenta così: «Penso che la vera ingiustizia sia rappresentata dal fatto che ormai diventa sempre più determinante se i tuoi genitori posseggono o meno una casa».

Come dargli torto.

Chi è sotto i 35 anni è completamente escluso dal mercato immobiliare e se non sono i genitori o i nonni a dare una mano la situazione diventa estremamente critica.

Alla faccia di chi li chiama “bamboccioni” se a 30 anni vivono ancora coi genitori…

Le previsioni purtroppo non sono affatto rosee.

L’importante economista Diane Cole ha, infatti, affermato che: «Fin dagli albori del capitalismo non abbiamo mai dovuto affrontare una situazione simile. La popolazione sta invecchiando molto e noi non sappiamo se riusciremo a far crescere l’economia nello stesso modo in cui lo faceva un tempo».

Quali soluzioni?

Una di queste, secondo lo scrittore e giornalista Filippo Astone, sarebbe quella di abolire le pensioni, tanto i trentenni di oggi, se va bene, vedranno un 20-30% di quanto verano: «Bisognerebbe fare una riforma: abolire le pensioni. E passare a un sistema all’inglese, dove non esistono versamenti obbligatori, ma è garantita una pensione minima accettabile a tutti».

Uno stipendio più alto potrebbe far riprendere, così, l’economia.

Voi cosa ne pensate?

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