I tatuaggi fanno bene: parola di scienza!

Da molti anni, ormai, i tatuaggi non identificano più personaggi di malaffare o ex-galeotti.

Che si tratti di piccoli disegni decorativi, di grandi progetti o simbologie significative, il tattoo è diventato abbastanza comune da non essere più considerato come una stravaganza di cui non si capisce il senso.

Qualche reticenza resta, tuttavia, in alcuni genitori più tradizionalisti, che storcono parecchio il naso al primo (o all’ennesimo) tatuaggio dell’amata prole.

Come fare a zittire mamme e papà troppo polemici?

Una soluzione potrebbe esserci e viene da un recente studio, pubblicato sull’American Journal of Human Biology, secondo il quale i ragazzi tatuati si ammalerebbero meno di chi ha la pelle immacolata.

Secondo un team di studiosi dell’Alabama, infatti, i tattoo agirebbero in maniera positiva sull’attività immunitaria del corpo, garantendo meno raffreddori e influenze.

La ricerca è stata svolta su un gruppo di 24 donne e 5 uomini (alcuni al primo tatuaggio, altri ormai “veterani”) da cui è stato raccolto un campione di saliva prima e dopo il tatuaggio, notando come i livelli di immonuglobulina A, un anticorpo, e di cortisolo, l’ormone dello stress, siano variati tra prima e dopo. Chi era al primo tattoo presentava bassi livelli di immunoglobulina A e un maggior livello di cortisolo; chi era al secondo tatuaggio (o più) ha registrato un basso tasso di immunoglobulina A, proprio per l’aumento della risposta immunitaria.

I risultati sono stati spiegati da uno dei ricercatori, il dott. Christopher Lynn: «Dopo lo stress il corpo ritorna al punto di equilibrio, ma se si continuano a fare tatuaggi il corpo, invece di tornare al punto di partenza, viene impostato su un livello più alto e, quindi, la risposta immunitaria diventa più forte».

foto da Wikipedia.org