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La solitudine uccide più dell’obesità
Vivere soli è un rischio sia per il benessere che per la sopravvivenza, tanto che gli esperti parlano già di “epidemia di solitudine”.
Viviamo nell’era dell'iper connessione, ma fondamentalmente ci sentiamo più soli che mai. E le conseguenze di questo stile di vita non sono affatto positive. È questo, in sintesi, ciò che emerge da due studi presentati al 125° incontro annuale dell’American Psychological Association, l’associazione degli psicologi americani. Infatti, solitudine e isolamento sociale possono rappresentare un pericolo per la salute pubblica, ancora più che l’obesità, e il loro impatto è cresciuto e continuerà a farlo da qui in avanti.
Vivere soli è un rischio non solo per il benessere psicologico ma può anche portare a complicazioni fisiche, fino a casi di morti precoci. Essere connessi socialmente con gli altri, infatti, è considerato un bisogno umano fondamentale, cruciale sia per il benessere che per la sopravvivenza.
La prima analisi, condotta su oltre 300mila partecipanti, ha evidenziato che una maggiore connessione sociale è associata a un rischio ridotto del 50% della morte precoce. La seconda ricerca, invece, ha spostato il focus più su fattori specifici come isolamento sociale, solitudine o vivere da soli, cercando di capire che tipo incidenza potessero avere rispetto alla mortalità. Risultato: tutti e tre questi fattori hanno un effetto significativo sul rischio di morte prematura, uguale o addirittura maggiore ad altri fattori, come l’obesità.
Con l’invecchiamento della popolazione, si prevede che l’effetto della solitudine sulla salute pubblica aumenterà e i ricercatori parlano già di “epidemia di solitudine”. “La sfida che affrontiamo ora è cosa si può fare a questo proposito”, spiega Julianne Holt-Lunstad, psicologa della Brigham Youth University.