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Lavoro: il futuro in Italia è per badanti, camerieri e lavoratori non qualificati
Secondo i dati Istat è boom di badanti, +84,8% dal 2008, mentre calano artigiani e operai, -16,9%.
L’Italia sta lentamente uscendo dalla terribile crisi economica, la peggiore in tempi di pace, che si è verificata nel 2008. A causa della recessione sono stati tantissimi i posti di lavoro persi, il mercato è completamente cambiato e sta oggi seguendo nuovi trend, non molto incoraggianti per i lavoratori qualificati.
Se la ripresa è partita, almeno secondo i dati ufficiali, nel 2014, cioè 3 anni fa, oggi è tempo di fare un quadro della situazione più generale, soprattutto grazie ai dati ISTbAT pubblicati nell’ultimo report. Da questi si evince che in Italia il mercato del lavoro è sì in (lenta) ripresa, ma questa non è affatto omogenea e premia, in un certo senso, la dequalificazione della professione.
Secondi i dati ISTAT infatti artigiani e operai, dal 2008, sono scesi del 16,9%; trend in decrescita anche per le qualifiche tecniche, in calo del 6% mentre è boom per i lavori non qualificati (camerieri, operai semplici, portantini, etc.) con un +23,5%. Si tratta delle cosiddette professioni “esecutive” che stanno dando vita ad una polarizzazione nel campo dell’occupazione: operai qualificati, impiegati di medio livello e addirittura laureati specializzati lasciano il campo ai vari consulenti finanziari, magazzinieri di Amazon, riders di Foodora e camerieri.
In aumento chi si occupa dell’agricoltura, che ha fatto registrare un +3,5% nel 2008 e un +4,88% solo tra il 2015 e il 2016. Ma è il mercato delle badanti quello che sembra essersi definitivamente consacrato, con un +84,8% dal 2008. In crescita anche i lavoratori nel campo della ristorazione e degli alberghi con un +20,3% mentre i giovani laureati possono puntare (solo) sul campo dell’informazione e della comunicazione, per un +8%.
E per quello che riguarda il tipo di contratto? Anche in questo caso le notizie sono poco incoraggianti visto che si preferisce sempre di più il contratto a prestazione e quello a tempo determinato. Dal 2008 i contratti a tempo permanente full time sono diminuiti del 5,9% mentre quelli part time hanno fatto registrare un +35,8%. In crescita quelli a tempo determinato, +6,12%.
Singolare anche il divario tra i sessi che emerge dai dati raccolti: l’occupazione maschile è calata del 4,2% mentre quella femminile è salita del 2,7%. Merito dei cambiamenti del mercato del lavoro, che hanno portato ad una crescita nel campo dell’assistenza alla persona, alla cura dell’anziano, all’ospitalità e alla ristorazione (dove le figure ricercate sono più femminili che maschili), e ad un brusco calo del campo dell’edilizia e dell’industria (settori quasi esclusivamente a occupazione maschile).
Per quello che riguarda il numero di lavoratori stranieri, questo è in crescita del 42,1%, grazie proprio alla sempre maggiore richiesta di lavoratori poco qualificati.