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Perché a Pechino i cittadini pagano per prendere l'ascensore?
In Cina è stato introdotto un sistema che impone un pagamento per poter finanziare nuovi ascensori negli edifici più vecchi
Abitare in un palazzo con l’ascensore e poterne usufruire quotidianamente è una fortuna da non sottovalutare.
Non solo perché permette di evitare una sudata per chi risiede agli ultimi piani, “sollevando” dall’incombenza di trasportare buste della spesa e valigie. Ma c’è di più.
Pensate che in Cina, precisamente a Pechino, non tutti possono vantare un privilegio di questo tipo.
Nel capoluogo cinese è stato introdotto un nuovo sistema che impone un pagamenti in denaro per poter usufruire degli ascensori, come se si trattasse di autentici mezzi di trasporto.
Il provvedimento è mirato a finanziare l’installazione di nuovi elevators negli edifici più vecchi della città, all’interno dei quali ci sono solo scale.
L’azienda responsabile del servizio, la Fangrong Shengtai Construction Company, ha ribadito che si tratta di un pagamento indispensabile per evitare costi di costruzione e manutenzione da addebitare ai cittadini.
Come si versa questa “tassa”? È necessaria una tessera magnetica, tramite la quale ai passeggeri vengono detratti venti centesimi di euro, 0,2 yuan cinesi, quando salgono in ascensore.
Ogni volta che evitano la scalata a piedi, potremmo dire, è il loro denaro ad essere scalato dal supporto magnetico. In base alla media locale la cifra è piuttosto bassa, ma secondo il quotidiano Beijing News il sistema comporterebbe per le famiglie un esborso mensile di circa 12 euro.
In compenso, sono almeno undici gli ascensori che verranno presto istallati nel distretto di Daxing, dove prima erano costretti ad armarsi di pazienza e buona volontà (ma soprattutto di energia da atleti provetti).
Ma non è tutto: per i dipendenti delle strutture, che prendono l’ascensore per recarsi a lavoro, è in vigore una carta gialla dal costo di circa sei euro (solo per il deposito) e di circa venti centesimi per l’utilizzo dell’ascensore.
E dire che noi in Italia abbiamo scatenato un polverone per i sacchetti della frutta.