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Lo sfogo di Niccolò Bettarini dopo la scarcerazione dell'aggressore: “La giustizia italiana fa schifo”
Il figlio di Simona Ventura spara a zero sui giudici e anche sul suo avvocato che lo ha abbandonato dopo la prima sentenza.
Nel luglio scorso Niccolò, figlio di Stefano Bettarini e Simona Ventura, è stato aggredito all’esterno di una discoteca di Milano da un gruppo di ragazzi, tra i quali Davide Caddeo: è stato proprio lui ad accoltellarlo, motivo per il quale il Gup lo aveva condannato a 9 anni per tentato omicidio aggravato. Ieri, però, è arrivata la sentenza del Gip del Tribunale di Milano, Guido Salvini, il quale ha disposto per Caddeo gli arresti domiciliari, con l’obbligo di frequentare un centro di cura per tossicodipendenti e una comunità che lo farà lavorare.
Di fronte alla scarcerazione della persona che ha tentato di ucciderlo, il giovane Niccolò non è riuscito a trattenersi e attraverso una story su Instagram, si è lasciato andare a un lungo sfogo: “Complimenti, bravi! – ha esordito – mi ero ripromesso di non riparlare di questa cosa, ma sono inc*****o e a quanto pare fare storie su Instagram è l’unico modo per arrivare alla gente. In questi mesi sono state dette tante cose, ma a me non frega niente, dico quello che penso, ossia che la giustizia italiana non esiste, è uno schifo, per ‘i figli di’ come per tutti quanti”.
Niccolò ha poi voluto spiegare cosa è accaduto con il suo ormai ex avvocato che, a quanto pare, lo ha abbandonato dopo l’ultima sentenza: “Vorrei fare soprattutto i complimenti al mio avvocato dal quale non ho più saputo niente e vi spiego anche perché. La signora Alessandra Calabrò a gennaio voleva che andassi in tv per elogiarla del lavoro che ha fatto, ma io mi sono rifiutato perché mi ero ripromesso di non parlare più di questa cosa. E lei ha avuto la bella idea di mollarci e di chiederci 160mila euro di parcella”.
Infine, Niccolò, sempre più indignato, se l’è presa con il giudice: “Poi bisogna fare i complimenti anche al giudice Salvini. Io non studio giurisprudenza e mai la studierò, probabilmente rimarrò ignorante a vita – ha detto – però a casa mia se viene data una sentenza di nove, sei e cinque anni per tentato omicidio, come è possibile che dopo un mese da quella sentenza viene disposta la scarcerazione con permesso di lavoro ai domiciliari? Qualcosa non quadra – ha aggiunto per poi concludere – ma questa è l’Italia, questa è la giustizia italiana, è uno schifo”.