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Cosa ne pensa l’Accademia della Crusca dei testi di Sanremo 2025

Redazione 105

Emerge un orientamento verso atteggiamenti pessimisti più che ottimisti

Come di consueto l’Accademia della Crusca, istituzione storica per lo studio della lingua italiana, ha analizzato i testi delle canzoni in gara al Festival di Sanremo 2025, mettendo in evidenza le scelte linguistiche e stilistiche dei diversi artisti. A distinguersi particolarmente in questa edizione è il brano L’albero delle noci di Brunori Sas, che ha ricevuto apprezzamenti per la sua profondità e il linguaggio ricercato ma accessibile. Secondo il professor Lorenzo Coveri, il testo si colloca nella tradizione del grande cantautorato italiano, con immagini evocative e una narrazione che intreccia temi personali e universali, come le radici familiari e il percorso di crescita.

Tra le altre proposte che hanno ottenuto riscontri positivi spicca Volevo Essere Un Duro di Lucio Corsi, elogiata per la sua freschezza e originalità espressiva, e Grazie Ma No Grazie di Willie Peyote, che affronta temi sociali con ironia e incisività. Giudizio positivo per Shablo, ritenuto “originale” con un pezzo che “esce dai binari”. Non se la cavano male nemmeno Achille Lauro, i Coma_Cose e Clara che ricevono un bel 7, stesso voto di Fedez. 

Anche il linguaggio dialettale è stato rilevante in alcune composizioni, con artisti come Rocco Hunt e Tony Effe che hanno introdotto elementi rispettivamente della tradizione napoletana e romana, confermando la vitalità e l’impatto del dialetto nella musica contemporanea.

Dall’analisi emerge, però, una tendenza generale verso un linguaggio sempre più immediato e vicino al parlato, influenzato dai social e dalle piattaforme streaming. Secondo gli esperti della Crusca, molti brani si mantengono su una struttura semplice e su un vocabolario ristretto, spesso ripetitivo, che punta più all’immediatezza comunicativa che alla ricerca stilistica. 

Alcuni artisti hanno ricevuto critiche più severe per la semplicità eccessiva o per l’uso di espressioni poco incisive. In particolare alcuni testi sono stati giudicati poco originali, con una scrittura che ricorda più una conversazione quotidiana che un’opera musicale studiata nei dettagli. Altri invece hanno rivelato un testo ritenuto troppo prolisso e di difficile interpretazione.

Tra le parole più ricorrenti abbiamo “amore, occhi, vita e cuore”, mentre emerge un orientamento di cantautori e parolieri verso atteggiamenti pessimisti più che ottimisti, come si può dedurre dal fatto che “mai” prevalga su “sempre”, “niente” su “tutto”, “male” su “bene”, “solo” su “insieme”.

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