Music Biz
Concerti con gli ologrammi? I giovani sempre più favorevoli
Secondo uno studio condotto da Jacobs Media, alla Generazione Z piacciono i live supportati da nuove soluzioni digitali.
Sono i giovani nati dal 1995 fino al 2012, la Generazione Z, quelli presi in considerazione per uno studio della società di consulenza Jacobs Media. A quanto pare questi ragazzi sarebbero favorevoli nel 55% dei casi ai concerti con ologrammi e dove l'uso della tecnologia digitale è preponderante. L'indagine ha preso in considerazione un campione di oltre 50mila cittadini statunitensi che hanno dimestichezza con questo tipo di soluzioni.
La generazione precedente, invece, preferisce gli show live a quelli virtuali. I Millennials, quindi, amano ancora i concerti "vecchio stampo", senza ologrammi o effetti speciali. La generazione ancora precedente è ancora meno favorevole. Si registra però un certo interesse nelle persone che vanno dai 40 ai 70 anni: per loro, un concerto con gli ologrammi, vuol dire "riportare in vita" cantanti e gruppi che non ci sono più e che hanno segnato la loro vita.
Di contro, il 64% delle persone ascoltate ha dichiarato di non essere interessato a questo tipo di esibizioni virtuali. "I fan sempre più giovani si sono mostrati desiderosi di godersi un'esperienza di concerto unica, con una band che altrimenti non sarebbero mai in grado di vedere in concerto", ha commentato Fred Jacobs in riferimento ai dati della ricerca.
Quello che preoccupa è il futuro dei concerti dal vivo. Che fine faranno? "Saranno gli stessi appassionati a decidere: se affolleranno le serate con ologrammi, queste non solo continueranno a essere messe in scena, ma molto probabilmente miglioreranno tecnicamente e diventeranno più elaborati nel tempo. Il ritorno sul palco di Elvis, Michael Jackson, Prince e Sinatra, quindi, potrebbe non essere lontano. La lezione? Sia che questi eventi 'copiati' - tribute band, biopic musicali e ologrammi in concerto - diventino sempre più popolari o si rivelino solo mode passeggere, restano comunque il segno di pubblico rabbioso alla ricerca di nuovi modi per vivere in prima persona artisti scomparsi e la musica incredibile che hanno fatto", ha concluso Jacobs.