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Credits photo: dailymail.co.uk
07 Febbraio 2020
Li Wenliang aveva 34 anni: lavorava come medico in un ospedale di Wuhan e già agli inizi di dicembre, per primo, aveva intuito il pericolo di epidemia e aveva tentato di lanciare l'allarme parlandone con i suoi colleghi.
A fine dicembre c'erano troppi pazienti con gli stessi sintomi e tutti erano passati dal mercato del pesce e della carne selvatica. Non poteva essere soltanto una coincidenza. Così i medici cominciavano a sospettare e a scambiarsi informazioni in una chat capeggiata proprio da Li Wenliang. Il dottore era convinto si trattasse di un ritorno della Sars.
Poi le autorità hanno intercettato le conversazioni e il dottor Li Wenliang è stato interrogato e censurato per aver "fabbricato notizie" e per aver "disturbato l'ordine sociale". Appena una settimana dopo (il 9 gennaio) la tv statale ha ammesso che era stato isolato il nuovo Coronavirus. Così il medico è stato reintegrato.
Intanto, però, il dottor Wenliang era stato contagiato da un paziente. Le sue foto in corsia con la mascherina avevano fatto il giro del mondo e lui era diventato un eroe nazionale.
Quando il Global Times, giornale comunista di Pechino, ha diffuso la notizia della sua morte, in un primo momento è arrivata una smentita secondo la quale era soltanto in rianimazione per un arresto cardiaco. Sui social hanno iniziato a serpeggiare dubbi e rancori. Qualcuno, accusando le autorità di non volere un "martire", ha scritto su Weibo: «Gli hanno vietato di parlare e ora gli vietano di morire».
Dopo ore di attesa ed ansia, però, è arrivata la conferma da parte dell'ospedale: il medico, diventato simbolo della cattiva gestione di questa emergenza, purtroppo non ce l'ha fatta.
(Credits photo: dailymail.co.uk)