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Rifiuto di uscire di casa dopo il lockdown: ecco cos'è la sindrome del prigioniero

Non tutti accettano con piacere l'idea di uscire di nuovo.

Rifiuto di uscire di casa dopo il lockdown: ecco cos'è la sindrome del prigioniero

04 Maggio 2020

Con l'avvio della "fase 2" le restrizioni si fanno meno severe. Sebbene non si tratti di un "liberi tutti", ognuno di noi avrà sicuramente maggiori possibilità di uscire di casa, nel rispetto delle norme di sicurezza e del distanziamento sociale. Molte persone da oggi sono anche tornate al lavoro.

Ma, anche se sembra difficile da credere, questo ritorno alla (parziale) libertà tanto atteso non è accolto con piacere proprio da tutti. C'è infatti chi, proprio adesso, vive l'ansia del ritorno alla normalità e preferisce restare a casa. Può accadere per paura o perché ormai ci si è adattati ai nuovi ritmi.

Si parla in questi casi di sindrome della capanna (o del prigioniero) ed è una reazione che si manifesta in chi, nonostante lo stress, ha gestito bene il confinamento riscoprendo nuovi spazi personali e che ora vive con maggiore stress proprio il ritorno al tran tran quotidiano. Queste persone, in altri termini, preferiscono evitare il contatto con l’esterno dopo un lungo isolamento imposto dal lockdown.

Timanfaya Hernández del Collegio Ufficiale di Psicologi di Madrid ha spiegato in una intervista a El País: “Stiamo percependo un numero maggiore di persone in difficoltà con l’idea di uscire di nuovo. Abbiamo stabilito un perimetro di sicurezza e ora dobbiamo abbandonarlo in un clima di incertezza”. La psicologa spagnola aggiunge: “Conosciamo casi di persone che, dopo un ricovero in ospedale o essere stati in prigione, perdono la sicurezza e temono ciò che è fuori.

Laura Guaglio, psicologa e psicoterapeuta specializzata in gestione e superamento di eventi traumatici, ha spiegato in una intervista a Vice che l'evento stressante che abbiamo vissuto potrebbe aver modificato (probabilmente solo temporaneamente) il nostro modo di percepire le cose e quindi il rifiuto di tornare alla normalità può essere una reazione comune. Può trattarsi del rifiuto di vedere come è cambiato il mondo fuori oppure di paura del contagio o anche di pigrizia generata dall'assenza di movimento degli ultimi mesi.

Gli esperti però non si dicono preoccupati: per alcune persone ci vorrà un po' più di tempo, ma tutti prima o poi affronteranno le proprie paure e reticenze e torneranno ad uscire. E per chi farà fatica a superarle da solo, c'è sempre la possibilità di di farsi accompagnare in questo percorso da un professionista.

(Credits photo: Getty)

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