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Alfonso Signorini racconta la sua vita prima del coming out: “Ero un bambino in prigione”

Redazione 105

“Le sofferenze patite mi hanno aiutato a essere quello che sono e alla fine le ringrazio pure”

Alfonso Signorini ha voluto condividere la sua esperienza sul coming out in un’editoriale pubblicato sulla rivista di cui è direttore, Chi. “Se penso a me da bambino, mi guardo con tanta tenerezza. Un bambino in prigione. L’orecchio era sempre vigile: appena sentivo i passi della mamma e del papà avvicinarsi alla mia cameretta, ritornavo a giocare con le macchinine, i cowboy e gli indiani Apaches". La vita del conduttore non è stata per niente semplice prima di confessare al mondo della sua omosessualità e liberarsi così di un peso: "Per anni, per sentirmi meno isolato e più integrato, ho fatto quel che non avrei mai voluto fare. Ho imparato a dire le parolacce, perché così facevano i maschi del mio quartiere, ho portato le ragazze in camporella e me ne sono pure vantato con gli amici. Ma per me sognavo altro, guardavo sottocchio i compagni più carini, quelli che avevano dietro di loro un codazzo di ragazze, e abbassavo immediatamente gli occhi quando i nostri sguardi si incrociavano nel timore che qualcuno di loro se ne accorgesse”. Signorini non approfondisce il racconto sulle sofferenze subite, ma si limita a commentare: “Mi hanno aiutato a essere quello che sono e alla fine le ringrazio pure”. Il racconto di Signorini è un omaggio per celebrare la storia di Alberto Matano e Riccardo Mannino in copertina su Chi: "Una conquista che ci fa andare a testa alta. E che ci insegna, se mai ce ne fosse bisogno, che l'Amore, quello vero, è uno solo. Ed è quello che rende questa vita unica e straordinaria”.

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