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Matthew Perry nella sua autobiografia: “Sono quasi morto per la dipendenza da oppioidi”

Redazione 105

L’attore è andato in riabilitazione 14 volte e ha subito 15 operazioni

Quando si pensa ad un attore di successo, è più facile pensare che abbia una vita tutta rose, fiori, soldi e buonumore. Matthew Perry, 53 anni, nella sua autobiografia smentisce categoricamente questa idea, raccontando anche i momenti più bui della sua vita. L’attore di Friends ha fatto uso di droghe per quasi tutta la vita e adesso, che è guarito dalla dipendenza, ha raccolto la sua esperienza nell’autobiografia "Friends, Lovers and the Big Terrible Thing": "Ho dovuto aspettare di essere abbastanza sobrio e lontano dall'alcolismo – racconta Perry a Pipol – e dalla dipendenza per scrivere tutto. E la cosa più importante è che ero abbastanza sicuro che avrebbe aiutato le persone".

Gli è esploso il colon e ha rischiato di morire 

Il momento più scioccante per la sua vita è stato 5 anni fa, quando gli è esploso il colon a causa dell’abuso di oppioidi. Quando uscì la notizia si parlava di una perforazione intestinale, ma nel libro è lo stesso attore a spiegare i retroscena: "I medici hanno detto alla mia famiglia che avevo il 2% di possibilità di vivere. Mi hanno attaccato a una macchina chiamata ECMO, che si occupa dell'ossigenazione del cuore e dei polmoni. Si chiama Ave Maria, nessuno vi sopravvive". Il “Chandler” di Friends però è sopravvissuto e ha sentito l’esigenza di raccontare quell’esperienza perché servisse a chi lo segue.
I guai sono arrivati proprio quando Matthew Perry è entrato nel cast di Friends, a 24 anni: "Ci sono stati anni in cui ero sobrio. La stagione 9 è stata l’anno in cui sono stato sobrio per tutto il tempo. E indovinate per quale stagione sono stato nominato come miglior attore?".
Un lungo percorso di riabilitazione lo ha portato alla sobrietà di oggi. Perry è stato ben 15 volte in riabilitazione e ha subito 14 interventi allo stomaco dopo il problema al colon. L’attore ha voluto scrivere questo libro per ricordare che i problemi di salute e dipendenza non guardano in faccia nessuno: “La mia speranza è che le persone si immedesimino nel libro e sappiano che questa malattia (la dipendenza ndr) attacca tutti. Non importa se hai successo o meno, la malattia se ne frega".

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