TUTTO NEWS
Matthew McConaughey: “Non ero sicuro che sarei diventato padre”
L’attore ha spiegato come per lui la famiglia sia tutto: è qualcosa di sacro che va oltre i vincoli delle parentele di sangue
Tutti conosciamo Matthew McConaughey per le sue doti di attore che gli sono valse anche un Oscar, ma per lui ciò che conta davvero è la famiglia. Insieme alla moglie Camila Alves, ex modella di origine brasiliana con cui è fidanzato dal 2006 e sposato dal 2012, ha tre figli: Levi, Vida e Livingston che hanno 15, 13 e 10 anni. Sono loro ad averlo ispirato a scrivere il suo secondo libro dopo il primo Greenlights. L’arte di correre in discesa in cui si è raccontato.
Questo però è diverso: Solo perché… è un manuale di auto-aiuto per bambini. Attraverso le filastrocche si toccano temi seri: bullismo, competizione, malinconia, capacità di accettare le sconfitte. Un libro nato “una notte, verso le due e mezza”. “Mi è entrato in testa questo ‘Just because’ (Solo perché, ndr) come una canzoncina, un tormentone da cui non riuscivo a liberarmi. Allora mi sono messo a scrivere per qualche ora, poi sono tornato a dormire. Il giorno dopo, a mente fresca, ho letto quello che avevo scritto, mi è piaciuto ed ecco come è nato il libro”.
Per lui famiglia vuol dire “radici. Punto di partenza. Sangue. Ci sono poche cose nella vita che non sono negoziabili. La famiglia per me è una di queste. Per me è sacra, questo è l’aggettivo giusto. Che ti piacciano o no i tuoi parenti, che si vada d’accordo o no, la famiglia è al di sopra dell’amicizia, è al di sopra di tutto. Anzi, l’idea di una famiglia serena dovrebbe essere uno di quei valori che stanno dentro la definizione di successo”.
Non sempre è così, ma nella sua lo è. E non ci sono solo i legami di sangue: “Ho un fratello adottivo e per lui noi siamo sempre stati la sua unica famiglia, così come per me lui è sempre stato mio fratello. Il significato di famiglia si può espandere ed estendere. Certi amici, che magari hanno problemi con la loro famiglia d’origine, si accolgono e diventano come dei parenti”.
Lui dal canto suo ha “sempre desiderato diventare padre. Moltissimo, da sempre. Ma non ero sicuro che sarebbe successo, almeno fino a quando non ho incontrato Camila”. Matthew racconta come lui e la moglie preferiscano fare tutto insieme perché “non ci piace la divisione dei ruoli che scelgono molte coppie, genere ‘poliziotto buono, poliziotto cattivo’. Fin da quando ci siamo conosciuti abbiamo sempre condiviso l’idea che l’educazione dei figli deve essere un impegno comune, quindi proviamo a stare sempre sulla stessa linea”.
Non sempre è facile essere genitori, specialmente di un figlio adolescente: “Il nostro figlio maggiore ha 15 anni e solo quest’anno gli abbiamo concesso di aprirsi un account Instagram. Lui avrebbe voluto iniziare giù due anni fa. Così, in questi due anni, ne abbiamo discusso parecchio. Gli abbiamo chiesto di farci vedere chi avrebbe seguito e perché, se avesse avuto un account. Gli abbiamo chiesto che tipo di contenuti avrebbe cercato e che cosa avrebbe postato”.
Dato che fa surf, voleva postare solo le sue onde migliori, per ottenere più mi piace. Eppure il papà aveva per lui un suggerimento: “Gli ho sempre detto che non deve avere paura di postare anche le cadute. Lo invito a essere realista, a non avere e a non creare aspettative fasulle. Gli dico di non pianificare la giornata intorno a quello che potrebbe essere il post migliore, quello che ti farebbe raccogliere più cuoricini, ma di pensare di più a quello che vuole fare davvero, indipendentemente dal suo ‘pubblico’”.