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La mancanza cronica di sonno può portare alla depressione? Lo studio

Redazione 105

Uno studio inglese ha voluto determinare quale dei due sintomi arriva prima: la mancanza di sonno o la depressione? Ecco i risultati a cui sono arrivati i ricercatori

Dormi poco per i mille impegni o soffri di insonnia? Non ci sono buone notizie per te. La mancanza cronica di sonno potrebbe essere infatti un precursore della depressione, secondo uno studio pubblicato su Translational Psychiatry. La ricerca ha coinvolto l’analisi di dati genetici e sanitari di 7.146 persone, con un’età media di 65 anni, partecipanti allo studio inglese English Longitudinal Study of Ageing (ELSA).

I risultati hanno suggerito che la carenza “cronica” di sonno, definita come meno di cinque ore a notte, potrebbe anticipare o aumentare il rischio di sviluppare sintomi depressivi nei successivi 4-12 anni. Gli scienziati hanno utilizzato la suscettibilità genetica per determinare la relazione tra la mancanza di sonno e la depressione e sono arrivati alla conclusione che probabilmente la mancanza di sonno preceda la depressione. Le persone con una maggiore predisposizione genetica a dormire meno di cinque ore a notte avevano anche una maggiore inclinazione a sviluppare sintomi depressivi nel periodo preso in considerazione.

Ma attenzione perché questa ricerca non ha coinvolto solamente chi a letto ci passa ben poco tempo. Come per tutte le situazioni, anche esagerare fa male. L’eccesso di sonno, definito come più di nove ore a notte, è stato associato a una maggiore probabilità di sviluppare sintomi depressivi. Tuttavia è importante notare che la depressione non sembrava correlata a una maggiore durata del sonno nei successivi 4-12 anni. La ricerca suggerisce dunque che garantire una quantità adeguata di sonno potrebbe essere cruciale per la salute mentale e che la mancanza cronica di sonno potrebbe rappresentare un fattore di rischio per la depressione. 

Per tutti i motivi sopra citati, gli autori dello studio hanno incoraggiato a considerare il sonno come un elemento importante e ad agire per mitigare il rischio, anche se si è geneticamente predisposti. Non bisogna insomma procrastinare il momento del riposo se non si vuole incorrere in condizioni ben più debilitanti di una notte di sonno in meno.

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