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Gerry Scotti svela: “Devo ringraziare mio figlio Edoardo”
In una recente intervista il conduttore ha parlato dei suoi esordi, del successo e dell’amore per la sua famiglia
Ospite a Verissimo, Gerry Scotti ha parlato della sua carriera e della sua famiglia, raccontando alcuni aspetti fino a oggi rimasti inediti.
A partire dagli studi (mai terminati) e dal supporto avuto dalla mamma quando era ancora molto giovane e tutto doveva ancora iniziare: “Mamma ci teneva che io mi laureassi. Non riuscii a dare gli ultimi esami. Ho provato con un'università a Pavia, ma non mi convalidarono gli esami. Sono stato pigro, non ho fatto più nulla. Mio papà c'era a pranzo, lavorava di notte”, ha raccontato.
Un pensiero anche per il figlio Edoardo, che definisce “fanatico” delle sue trasmissioni: “È un profondo conoscitore del costume televisivo, quando mi fa qualche osservazione la fa con forte senso critico. Prima di criticare gli altri, critica suo padre”, ha affermato. E aggiunto: “Sono felice che sia fatto così. In un momento difficile, è stato molto maturo. Mi è stato vicino. Quando siamo rimasti soli, mi ha aiutato a capire cosa significava essere padre di un figlio di 10, 12 anni".
Non solo. Edoardo gli ha anche regalato la gioia di diventare nonno; di Virginia, nata nel 2020, e Pietro, nato nel 2023: “Per mia nipote sono un hit parade. Quando è nata, in ospedale, mia nuora aveva la tv accesa su Caduta libera, la bambina ha sempre fatto la sua pappa della sera con la voce del nonno. Pietro ha 2 anni, prima si guardava come un oggetto strano. Ora è diventato tenero". L’amore per i nipoti – aggiunge Scotti - lo ha anche aiutato a lasciarsi andare un po’ di più alle emozioni: “Veniamo da una cultura, da una generazione che voleva produrre il super uomo. Era brutto se il maschio mostrava i suoi sentimenti”.
Infine il conduttore – che dal 2 settembre conduce la nuova edizione de La ruota della fortuna - ha ricordato Mike Bongiorno: "Dopo aver scattato la foto con lui quando conducemmo insieme Striscia, mi inginocchiai ai suoi piedi e lui disse ‘Sei il mio erede’. Lui lo diceva anche per allungarsi la carriera”, spiega”. E aggiunge: “Avevamo un rapporto schietto, rispettoso. Lui era simpatico e burbero, stava al gioco ma era preciso. Quasi in ogni incontro se ti aveva trattato bene, finiva con un rimprovero. Non trattava nessuno con superiorità. Quest'anno avrebbe compiuto 100 anni".