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Italiani “mammoni”, vanno via di casa a 30 anni: la classifica

Redazione 105

Il nostro Paese è al quinto posto nella classifica che riguarda l’età in cui si lascia più tardi il nido familiare

I giovani italiani lasciano “il nido” intorno ai 30 anni. Il dato emerge dall’ultimo rapporto Eurostat (2023). Siamo al quinto posto in Europa (insieme alla Bulgaria) nella classifica che riguarda l’età in cui si esce più tardi di casa. Prima (e peggio) di noi, Spagna (30, 4), Grecia (30,6), Slovacchia (31) e Croazia (31,8). 

Le cause di questo ritardo sarebbero, secondo l’indagine, di tipo economico, sociale e culturale. Nel nostro Paese i legami familiari sono tradizionalmente molto forti e trasferirsi spesso richiede uno sforzo economico importante: gli affitti nelle grandi città sono alle stelle e trovare un lavoro stabile e ben pagato non è semplice. Ed ecco che i ragazzi preferiscono – o sono costretti – a restare a casa.

Gli uomini, che si confermano “mammoni”, sono ancora più lenti delle donne: lasciano casa mediamente a 30,9 anni, 2 anni più tardi rispetto alla media femminile (29).

La media europea è di 26 anni, ma i giovani dei Paesi nordici sono i più precoci: lasciano la famiglia poco dopo i 20 anni, con Finlandia e Svezia a 21 anni e Norvegia a 22, favoriti da sistemi di welfare ben strutturati.

Ma la differenza sostanziale si nota guardando ai nostri “vicini”, Francia e Germania: qui i ragazzi iniziano a essere autonomi a 23, 7 e 23,9 anni.

Un altro aspetto da considerare nel valutare la situazione, secondo il rapporto Eurostat, è il sovraffollamento delle abitazioni, non incoraggiante. In Italia, il 40% dei giovani che vivono da soli abita in case con un numero di stanze insufficiente rispetto agli inquilini, una situazione che rende la privacy spesso difficile, se non impossibile, da garantire.

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