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Memoria infantile: cosa succede davvero nei primi mesi di vita

Redazione 105

Una ricerca con risonanza magnetica su 26 neonati rivela come funziona la memoria nei primi anni e perché non ricordiamo l’infanzia

Ti sei mai chiesto perché non conserviamo ricordi dei nostri primi anni di vita? Una nuova ricerca scientifica potrebbe finalmente offrire una risposta. Secondo uno studio recente, non è che la memoria non esista nei neonati, ma che non siamo in grado di accedere a quei ricordi più avanti nella vita.

La ricerca è stata condotta dal professor Nick Turk-Browne, docente di Psicologia presso l’Università di Yale, e pubblicata sulla rivista Science. Il team ha osservato il comportamento di 26 neonati di età compresa tra 4,2 e 24,9 mesi, divisi in due fasce d’età, sottoponendoli a una risonanza magnetica funzionale (fMRI). Durante l’esame, ai bambini sono state mostrate immagini per due secondi ciascuna, allo scopo di registrare l’attività dell’ippocampo, la regione cerebrale legata a emozioni, memoria e reazioni autonome.

Come si studia la memoria nei neonati

In una seconda fase, i neonati hanno visto due immagini affiancate: una già vista e una nuova. L’obiettivo era monitorare i movimenti oculari, per capire se i bambini riconoscevano l’immagine familiare. Un’osservazione prolungata dell’immagine già vista è stata interpretata come segnale di riconoscimento mnemonico. Al contrario, l’assenza di una preferenza visiva suggeriva una memoria ancora in fase di sviluppo.

I risultati e le nuove ipotesi sulla memoria precoce

I dati raccolti hanno rivelato che i bambini più grandi attivavano l’ippocampo con maggiore intensità durante la visione e coinvolgevano anche la corteccia orbitofrontale, responsabile delle decisioni e del riconoscimento. Secondo Turk-Browne, ciò indicherebbe che nei neonati l’ippocampo non riceve ancora i “termini di ricerca” giusti per rievocare efficacemente un ricordo.

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