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Scontrini falsi con l’IA: così i dipendenti truffano le aziende

Il 14% degli scontrini irregolare di settembre è frutto dell’IA

Nelle aziende è iniziato un fenomeno tanto tecnologico quanto scomodo: dipendenti che utilizzano modelli generativi per produrre scontrini falsi e ottenere rimborsi non dovuti. Quella che un tempo era una piccola furbizia artigianale oggi prende forma in pochi secondi attraverso un prompt, generando ricevute che imitano alla perfezione pieghe, loghi, importi e persino imperfezioni casuali. Con l’arrivo di modelli evoluti come GPT-4o, la qualità grafica è diventata talmente elevata da superare spesso la capacità di riconoscimento umano.

Gli sviluppatori che lavorano nei software di controllo spese confermano che il problema non è più un’ipotesi. AppZen, che monitora milioni di documenti, ha registrato un aumento significativo dei file generati artificialmente: il 14% degli scontrini irregolari di settembre risulta prodotto direttamente tramite intelligenza artificiale. Ed è considerato solo un anticipo di ciò che potrebbe accadere su larga scala.

 

Ricevute realistiche e frodi sempre più difficili da scoprire

Gli strumenti di generazione sono diventati così potenti da consentire anche ai meno esperti di creare ricevute per pranzi mai consumati, alberghi mai prenotati o pedaggi mai pagati, con importi credibili e dettagli coerenti. Non stupisce che altre società del settore, come Ramp, abbiano individuato falsificazioni per oltre un milione di dollari in appena tre mesi.

A rendere tutto ancora più problematico è la capacità dell’IA di replicare lo stile grafico di qualunque emittente: loghi storici, font specifici, numerazioni progressive e addirittura usura della carta. Ciò rende complicatissimo l’intervento umano, spesso limitato a controlli superficiali che non riescono a cogliere la natura artificiale della ricevuta.

 

L’IA usata contro l’IA: i nuovi sistemi di verifica

Per contrastare il fenomeno, molte aziende stanno implementando strumenti basati proprio sulla intelligenza artificiale. Questi software analizzano i file alla ricerca di pattern incoerenti, anomalie nei metadati e dettagli grafici tipici delle immagini generate. Tuttavia il controllo non è infallibile: basta scattare una foto o fare uno screenshot allo scontrino finto per eliminare gran parte delle tracce digitali utili all’analisi.

Le aziende si trovano quindi davanti a un paradosso moderno: la stessa tecnologia che accelera i processi e migliora la produttività è quella che consente nuove forme di frode quotidiana. Ed è chiaro che, senza sistemi di verifica più robusti, i furti sui rimborsi aziendali rischiano di diventare un fenomeno sempre più diffuso.

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