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“Parlo con l’AI, non con gli amici”: l’allarme sugli adolescenti
Un sondaggio rivela che molti ragazzi preferiscono confidarsi con chatbot AI
Tra notifiche, app e assistenti digitali sempre più presenti, arriva un dato che fa riflettere: secondo un nuovo sondaggio OnSide, riportato da Vice, un numero crescente di adolescenti inglesi sceglie chatbot di intelligenza artificiale al posto degli amici reali. Ed è un trend che non fa dormire sonni tranquilli.
Il 20% dei ragazzi intervistati ammette che parlare con un chatbot è “più facile che parlare con una persona”, mentre due adolescenti su cinque dichiarano di usare l’AI per consigli, compagnia o semplice conversazione. Una percentuale significativa racconta perché: l’11% la usa per supporto mentale, il 12% per colmare la solitudine e il 14% per orientarsi nelle relazioni con gli altri.
Perché i teenager parlano così tanto con l’AI?
Gli esperti parlano di una generazione che vive in un mondo costoso, stressante, con poche occasioni di socializzare e quasi nessuna autonomia. In questo contesto, un chatbot disponibile 24 ore su 24 diventa una presenza “perfetta”: non giudica, non si stanca, risponde sempre. Ma questa comodità rischia di creare una dipendenza emotiva difficile da spezzare.
Gli studi avvertono: chatbot insicuri per la salute mentale
Una recente analisi del Brainstorm Lab di Stanford Medicine e Common Sense Media definisce i principali chatbot “fondamentalmente insicuri” per gli adolescenti in cerca di aiuto psicologico. Non sanno gestire crisi, non colgono le sfumature emotive, non comprendono la complessità del disagio mentale. Non a caso, OpenAI e Google stanno già affrontando cause legate a casi di suicidio.