19 Maggio 2016
E se vi dicessimo che qualche chilo in più potrebbe allungare le nostre vite? Una ricerca fatta in Danimarca pare dimostri proprio che chi ha un BMI leggermente superiore all’intervallo del normopeso (senza sfociare ovviamente nell’obesità) vive più a lungo. Un dato, però, che non ha riscontro nel passato, se consideriamo che negli anni ‘70 ad avere maggiori possibilità di longevità erano i normopeso. È, invece, dato costante che agli estremi (quindi in uno stato di eccessivo sottopeso o di obesità) si assiste ad un maggior rischio di mortalità in particolare per malattie cardiovascolari.
Ritornando alla variabilità dei dati nel tempo, è proprio questo che fa riflettere. In sostanza, l’Indice di Massa Corporea associata ad un rischio di morte è in aumento dal 1970 ad oggi: se infatti tale indice era di 23,70 nel 70, è passato a 24,66 nel 90 e a 27 oggi.
Un aumento ancora più significativo si è riscontrato in soggetti fumatori, per i quali dagli anni ‘70 ad oggi, lo stesso dato, quindi l’indice di massa corporea legata al rischio di morte, è passato da 18 a 26,1.
Inoltre, a fare la differenza è anche l’età dei soggetti: pare che qualche chilo in più sia più protettivo in particolare dopo la mezza età. Il BMI legato ad una mortalità inferiore questa volta è di 26,7 per gli under 60 e invece è di 27,3 per chi supera i 60 anni. Tali valori, confrontati nuovamente con quelli del passato sono più bassi rispetto a quelli degli anni 70 di circa 3 punti.
Ma cosa significa tutto ciò? Purtroppo non è ancora molto chiaro come e perché questo fenomeno si verifichi e probabilmente il fatto che ci si trovi in Danimarca influisce sullo studio. Il sistema di assistenza sanitaria tipico di questo Stato e particolarmente efficiente, potrebbe infatti avere un impatto notevole sulla salute dei soggetti con problemi di diabete mellito di tipo 2 e sovrappeso. Ciò che è chiaro è che, almeno qui, prendere qualche chilo dopo la mezza età sia indice di buona salute. Anche se il dato è soggettivo e ci potrebbe essere chi invece, non riscontri questo beneficio.
Vero è che bisogna continuare a fare ricerche: Mehta Tapan, biostatistico alla UAB, spiega a tale proposito che “Questi studi epidemiologici non ci danno una risposta: ci pongono però interessanti questioni da indagare."
Fonte: lescienze.it, foto da it.letsbonus.com