La scienza ci svela perché cambiamo partner

Si tratterebbe di un retaggio culturale dei nostri antenati che oggi viene riproposto secondo altre variabili.

La scienza ci svela perché cambiano partner

01 Ottobre 2018

Ognuno di noi cambia diversi partner durante la sua vita. Alcuni ufficialmente, altri no visto che “il gioco degli amanti” è uno dei più frequentati da una vasta fetta di popolazione. In genere quando si inizia una relazione si pensa che questa possa durare per sempre, d'altronde quando si arriva sull'altare la frase che risuona è “finchè morte non ci separi”, ma questo non è sempre vero.

Secondo uno studio effettuato da alcuni antropologi la “durata” di ogni coppia varia da 4 a 5 anni, ovvero il tempo necessario per crescere una prole, passati i quali la coppia, spesso, non è più tale.

La cosiddetta crisi arriva per tutti ma solo in pochi riescono ad affrontarla e superarla, la maggior parte di noi preferisce infatti cercate un nuovo partner.

Il discorso è molto più ampio e gli antropologi sostengono che il cambiamento del partner proviene dall'eredità dell'evoluzione e dai cambiamenti della società. Siamo dei monogami seriali, quindi un partner per volta e una storia per volta, ma con persone differenti. Augustìn Fuentes, antropologo ed autore del libro “Race, monogamy and other lies they told you” afferma che la monogamia è un mito, una condizione culturale imposta, e che quindi in pochi riescono a confermare durante la propria vita.

Inoltre la società pone tutta una serie di variabili, ad esempio il matrimonio non è più un vincolo definitivo. “La coppia seriale si diffonde fra le nuovi generazioni a causa di cambiamenti culturali che stanno procedendo a grande velocità” sottolinea il sociologo Carmelo Carabetta nel suo “Giovani, cultura e famiglia”, che prosegue: “La coppia fissa non dura a lungo, data la percezione di provvisorietà delle condizioni di vita e il fatto che si riconoscono sempre meno i valori e i modelli della famiglia, ma anche della scuola, della chiesa e dei partiti. L'evoluzione della società insomma porta a una ridiscussione del concetto di coppia per tutta la vita. Oggi, secondo Carabetta, l'obiettivo sono i propri desideri e le relazioni sono più libere. A confermare questa teoria ci sono i numeri: in Italia, secondo l'Istat, dal 1995 al 2010 si è passati da 158 separazioni e 80 divorzi ogni 1000 matrimoni a 307 separazioni e 182 divorzi.

Gli antropologi affermano che pensare oltre il partner attuale è una tendenza antica che nulla toglia all'innamoramento e alla solidarietà della coppia. Nancy Turner, antropologa statunitense, ha realizzato una teoria che affronta la genesi della coppia: prima eravamo esseri promiscui, poi gli ominidi di 2-3 milioni di anni fa sono divenuti monogami per merito delle donne, che mostravano ai maschi quando erano fertili. Questi ultimi volevano fecondare più donne ed entravano in conflitto con i loro simili diventando più aggressivi ed egoisti, questo non piaceva alle donne che preferivano uomini più cooperativi e meno aggressivi. Fu così che i maschi trovarono vantaggioso avere una compagna fertile fissa, senza bisogno di lottare per averla. Inoltre i nostri antenati hanno deciso di dire addio alla promiscuità per crescere meglio i propri figli.

Ma i tradimenti sono sempre avvenuti. L'antropologo Robin Dunbar, dell'Università di Oxford ha sottolineato come il fatto di fare sesso senza essere visti dal partner e dagli altri è una pratica che rafforzava l'intimità della coppia

Altri antropologi, come Helen Fisher della Rutger University, affermano che c'è un vero e proprio orologio biologico dell'innamoramento, che permette di “sopportare” il partner come in una sorta di contratto a termine non scritto. Questo durerebbe 4-5 anni, trascorsi i quali i figli sono ormai autonomi e in grado di essere curati dagli altri parenti e dal gruppo. Dopo questo tempo i genitori erano quindi liberi di fare figli con altri partner. In altre parole nell'antichità la coppia era tale solo nell'intervallo fra le nascite. La Fisher evidenzia come la fedeltà per la vita non è una condizione naturale, bensì un retaggio economico-culturale che arrivò con l'avvento dell'agricoltura, ovvero circa 10mila anni fa. Fu allora che l'adulterio fu mal visto in quanto i figli erano gli eredi naturali delle terre, e la paternità divenne quindi un valore fondamentale per permettere il naturale passaggio di eredità.

I continui cambiamenti di partner al giorno d'oggi, stanno accadendo perché “l'urbanizzazione, soprattutto nei paesi occidentali, e la possibilità delle donne di avere un reddito, sta riportandoci a una dimensione di cacciatori e raccoglitori, dove la donna torna a essere in parità con l'uomo. Stiamo tornando a una monogamia seriale, che si manifesta con un minore aiuto di nonni e zii, ma con il supporto del welfare e la possibilità di creare nuove famiglie, dove convergono figli di genitori diversi” ha detto la Fisher.


Voi cosa pensate? Siete monogami seriali o no?

foto da huffingtonpost.it

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