06 Ottobre 2016
Avete sempre vissuto lo studio come un peso e un’imposizione capace solo di distogliervi da passatempi per voi più importanti e divertenti?
Una recente ricerca vi smentirebbe.
Sembra, infatti, che studiare aiuti a mantenere una buona salute e renda addirittura più felici.
A questa conclusione si è arrivati grazie ai dati raccolti dall’Ocse (l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) che nel suo ultimo rapporto riguardante l’istruzione – focalizzato proprio sugli studi e la soddisfazione della vita – ha evidenziato come coloro che hanno deciso di continuare a studiare dopo le scuole dell’obbligo siano, sostanzialmente, più appagati.
La ricerca, che ha coinvolto persone di più Paesi, anche avanti con gli anni, mostra come l’88% di chi ha fatto l’università o ha un titolo post-universitario dica di sentirsi in ottima forma. Al contrario, per chi ha terminato prima di studiare, completando solo le superiori, la percentuale scende al 79%.
In linea generale, dai dati emerge come chi ha un livello di competenze alfabetiche e logico-matematiche elevate nel 92% dei casi si senta in salute, a prescindere dall’età più o meno avanzata.
Ma come è possibile?
Il tutto viene spiegato dall’accesso che un titolo di studio più elevato può dare – ricordatevi che non stiamo parlando solo di Italia! – a livello di reddito, cure sanitarie e stile di vita.
I Paesi che mostrano un collegamento più immediato tra studi e benessere sono Germania, Repubblica Ceca, Slovenia, Austria, dove la percentuale sfiora il 100%.
L’Italia non va poi troppo male: il 90% dei laureati intervistati afferma di sentirsi in buona salute.
Anche l’autostima sembra uscire accresciuta da un alto titolo di studio.
Il 92% dei laureati si ritiene soddisfatto della propria vita, mentre la percentuale di chi ha un titolo di studi superiore raggiunge solo l’88%.
Il Paese più felice, da questo punto di vista, è l’Islanda, dove tutte le persone molto istruite sono contente della propria vita.
Seguono: Svezia, Norvegia, Danimarca e Finlandia, che raggiungono il 95%.
Non va male nemmeno per gli Slovacchi, gli Olandesi, i Neozelandesi e i Canadesi.
Molto male, invece, il Sud Africa.
In Italia, e non ci stupiamo troppo, il titolo di studio non sembra influenzare troppo la felicità dei laureati: la percentuale di chi ha raggiunto l’alloro e di chi ha interrotto prima gli studi è separata solo da pochi punti.