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04 Aprile 2017
I videogiochi non causano dipendenza. Questa la tesi sostenuta da Christopher J.Ferguson e Patrick Market, due psicologi che insegnano, rispettivamente, all'Università di Stetson e di Villanova. Secondo loro non esistono prove che giocare molto spesso ai videogiochi causi problemi, e gli effetti sono assolutamente diversi da quelli riscontrati, ad esempio, in una dipendenza da alcol o droghe.
I due psicologi hanno scritto un articolo apparso sul New York Times dove sostengono la loro teoria: la dipendenza dai videogiochi non è universalmente riconosciuta, nonostante in molti denuncino degli effetti negativi. L'American Psychiatric Association sostiene che “il disturbo da gioco su internet” può essere paragonato ad una malattia psichiatrica, l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha ufficialmente chiesto che la “dipendenza da videogiochi” venga inserita nel manuale di disturbi mentali. Nonostante questi pareri autorevoli in materia Ferguson e Markey affermano che la dipendenza da videogiochi e quella da droghe non possono assolutamente essere messe in relazione.
Alcuni affermano che giocare al computer e prendere droghe producono simili effetti nel cervello, i due studiosi controbattono che le aree nel cervello sotto indagine sono quelle che “vengono coinvolte in qualsiasi altra attività piacevole: nel sesso, in una buona conversazione, in una cena, leggendo un libro o facendo uso di metanfetamine”. Tutto sta, secondo loro, nella quantità di dopamina, la sostanza che va ad attivare le aree del cervello in questione. Giocare ai videogames rilascerebbe la stessa quantità di dopamina che verrebbe rilasciata mangiando ad esempio una buona pizza, o guardando un film divertente, una quantità almeno dieci volte inferiore rispetto a quella che avviene con l'utilizzo di droghe.
C'è molta poca chiarezza inoltre sui sintomi che porterebbero ad una eventuale dipendenza. Secondo uno studio pubblicato sull'American Journal of Psychiatry su 19mila individui, solo l'1% dei giocatori mostra segnali anomali che possono far pensare ad una sorta di dipendenza e in ogni caso non si tratta di elementi negativi che vengono associati alle altre dipendenze. “La salute mentale, fisica e sociale di questi potenziali 'dipendenti da videogiochi' non è diversa da quella delle altre persone” scrivono i ricercatori. A tal proposito Ferguson e Markey sostengono che si rischia di definire “patologico” un individuo senza prove: “consideriamo una normale domanda che viene fatta per aiutare a identificare una dipendenza, come per esempio 'faccio sempre X per rilassarmi dopo una dura giornata'. Se X è 'metanfetamina' è una scelta preoccupante che probabilmente indica una dipendenza, ma se X è 'giocare ai videogiochi' per quale motivo dovremmo considerarla una risposta diversa da lavorare a maglia, guardare lo sport o giocare a bridge?”