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Facebook e le bufale, ragazzo accusato di pedofilia: “vita rovinata”

Alfredo Mascheroni è stato accusato su Facebook e WhatsApp di pedofilia, ma è una bufala. Ora tutti lo credono un maniaco. “Non so come difendermi”.

Facebook e le bufale, ragazzo accusato di pedofilia: “vita rovinata”

12 Maggio 2017

Cosa succede quando un normale sabato mattina ti alzi dal letto, accendi il computer, e scopri che la tua bacheca è ricca di insulti di persone che ti accusano di essere un maniaco e un pedofilo senza apparente motivo? Questo è quello che è successo ad Alfredo Mascheroni, un ragazzo di 24 anni di Collecchio (Parma) che è stato vittima di una fake news divenuta virale. Nell'epoca del web e dei social network purtroppo una bufala può rovinare la vita delle persone, ed il fenomeno è in continua crescita.

La sua storia sembra presa a prestito dalla serie tv Black Mirror, dove la tecnologia e i nuovi mezzi di comunicazione vengono utilizzati per scopi tutt'altro che nobili. Qualcuno infatti ha pensato bene di confezionare un messaggio che recitava così: “Ciao per favore segnali questo profilo? È un bastardo che manda foto nude a tutti e un pedofilo grazie dimmi se lo fai”, con allegato la foto di Alfredo in primo piano, il suo nome e cognome e il link al suo profilo Facebook. Un post di pessimo gusto che però ha iniziato a circolare su Facebook e WhatsApp e in tre giorni ha raggiunto circa 20mila persone, divenendo virale.

Da allora la vita di Alfredo Mascheroni non è stata più la stessa: sui suoi profili social si leggono insulti in ogni dove, senza peraltro nessuna prova a sostenere l'accusa, “ovviamente nessuno aveva niente: quelle foto non esistono”, mentre a Collecchio, paesino di 14mila anime, in molti hanno iniziato a guardarlo con sospetto.

Per cercare di spiegare che è solo vittima di uno stupido scherzo, o meglio, di diffamazione, Alfredo ha provato a scrivere sui social messaggi messaggi a sua discolpa, rilasciando inoltre interviste che spiegavano il suo punto di vista. “Sono una persona piuttosto attiva sui social: pubblico diversi post, foto, canzoni e interagisco spesso con le altre persone”. Un ragazzo come tanti insomma, un 24enne che utilizza i social network, che non riesce a capacitarsi del perché di tutto questo. “A 24 anni, come la stragrande maggioranza delle persone, non mi sono mai trovato in situazioni neanche lontanamente paragonabili a questa”, “Le persone non si limitavano a scrivermi insulti per messaggio, sulla bacheca, o sotto le ultime cose che avevo pubblicato. Scavavano molto più in là”.

L'unica cosa da fare, in questi casi, è andare a denunciare il fatto dalla Polizia Postale:Non ho avuto bisogno di presentarmi una volta entrato, il mio caso era già noto. […] Non mi hanno dato nessuna speranza, trovare la persona che ha fatto partire il tutto è molto difficile, e arginare un messaggio diventato virale è una missione impossibile”.

Il problema della fake news è ormai sotto gli occhi di tutti, e le derive cui queste possono portare sono proprio storie come quelle di Alfredo: “Non ho la più pallida idea di chi sia stato, vorrei saperlo. E vorrei sapere anche perché”, “Non so come fare a dimostrare che sono innocente. In un mondo normale è l'accusa a dover essere sostenuta, non la difesa. Ma io mi sento completamente impotente, ed è questo l'aspetto più frustrante dell'intera storia”, “Come fai a difenderti da un'accusa che semplicemente non esiste?

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