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01 Settembre 2017
Love Giver è un'associazione che ormai da quattro anni è diventata un punto di riferimento per la comunità dei disabili italiani. Essa si impegna a garantire alle persone diversamente abili il proprio diritto alla sessualità, una tematica che in Italia è ancora un tabù e che non è mai stata affrontata nelle aule politiche.
I membri dell'associazione hanno appena raggiunto un grande traguardo: in questi giorni, infatti, a Bologna partirà il primo corso di formazione per assistenti sessuali, cioè "operatori che dopo un percorso di formazione psicologico, sessuologico e medico, dovranno aiutare le persone a vivere un’esperienza erotica, sensuale o sessuale". Una figura professionale, dunque, in grado di guidare le persone con disabilità nella riscoperta del proprio corpo e del piacere sessuale: "In quattro anni abbiamo raccolto 2.137 richieste, gran parte delle quali da genitori di ragazzi con disabilità sia fisiche che cognitive - racconta Maximiliano Ulivieri, il fondatore di Love Giver - Ci sono madri costrette a masturbare i figli, altri ricorrono alla prostituzione. Spesso negli istituti di cura vengono somministrati dei calmanti. Sono storie tristi e gravi. Mi sono stufato di ascoltarle e non poter fare niente".
Al corso bolognese tenuto dal presidente dell’Istituto Italiano di Sessuologia Fabrizio Quattrini e da Judith Aregger, assistente sessuale in Svizzera dal 2009, potranno partecipare 17 candidati selezionati che ambiscono a diventare esperti di una professione che in Italia ancora non esiste. A guidarli ci sarà ovviamente un medico, che trasmetterà agli allievi le nozioni necessarie a comprendere le disfunzionalità sessuali, e un avvocato: non esistendo una legge che inquadra la figura dell'assistente sessuale, infatti, Ulivieri potrebbe rischiare una denuncia per favoreggiamento alla prostituzione.
I membri di Love Giver, dunque, stanno tentando con ogni mezzo di affrontare una problematica reale ma che viene ignorata dalle istituzioni. Nei paesi europei più attenti ai diritti civili, infatti, è il servizio sanitario nazionale ad occuparsi e preoccuparsi del diritto alla sessualità delle persone disabili. "In Francia è successa una bella cosa: in attesa di una legge che non arriva, un’associazione come la nostra ha iniziato a organizzare i corsi - ha concluso Ulivieri -. Conosco la sofferenza che si prova a dover rinunciare alla propria intimità. Non ho paura, perché so di essere nel giusto".