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Rifiuta di lavorare la domenica di San Silvestro, la trasferiscono a 100 km di distanza
L’azienda si difende, ma il sindacato della donna promette battaglia per quella che sembra una “ripicca” contro il rifiuto di lavorare domenica...
Vorremmo non fosse vero e invece è proprio successo: lei si rifiuta di lavorare la domenica di San Silvestro (e può farlo col suo contratto), loro le ordinano di andare a lavorare a 100 km di distanza per una settimana a orari diversissimi da quelli a cui è abituata. Sembra una ripicca? Di sicuro lo è sembrata a lei e al suo sindacato, che promette battaglia.
Tutto inizia il 14 dicembre in un discount di Susa, in provincia di Torino. A Luisa (nome di fantasia) viene chiesto di lavorare domenica 31 dicembre. No grazie. Ha 40 anni e due figli piccoli, lavora per l'azienda della grande distribuzione da 12 anni e col suo contratto lavorare la domenica è una scelta volontaria. Quindi dice di no, come suo diritto.
Il giorno dopo, che strano, le viene detto che dovrà lavorare a Cuorgnè per una settimana a partire dal 18 dicembre, a 98 chilometri di distanza da Susa. E con orari insoliti che la farebbero rientrare a casa ancora più tardi. Questo provvedimento, oltre a sembrare una ripicca nei confronti del suo no, viola il suo contratto che non consente trasferte così distanti.
Il 18 dicembre la nostra Luisa di presenta al suo solito posto di lavoro a Susa, le fanno una scenata e lei ha un malore di fronte ai clienti del supermercato. Portata al pronto soccorso dell'Ospedale di Susa, il medico conferma che la donna è stata male per via di un forte stato d'ansia dovuto alla situazione lavorativa. Le prescrive il riposo assoluto per una settimana.
Il sindacato aveva già da tempo segnalato il comportamento non proprio corretto dell'azienda verso i suoi dipendenti. Non solo è solito inviare i dipendenti altrove per brevi periodi quando fanno qualcosa che non va, ma inoltre, secondo il sindacato "obbliga i dipendenti di tutte le parti d'Italia a fare i corsi di formazione e le visite mediche a Verona, anche chi lavora in Sardegna, al posto di mandare il medico in sede come fanno gli altri supermercati. In un sol giorno, o massimo due se lo prevedono loro, un lavoratore deve partire e fare centinaia di chilometri per farsi visitare mezz'ora dal medico e poi tornare indietro. Abbiamo cercato da tempo il dialogo con la dirigenza, senza risultato. Sulla domenica devono rispettare le regole o fare proposte alternative a livello contrattuale".
La situazione è senza dubbio complicata e l'azienda non sembra farci una bella figura, ma noi ci riserviamo qualche dubbio. Ci penserà la giustizia. Di sicuro auguriamo alla signora Luisa una pronta guarigione ed un 2018 più sereno per lei, i suoi cari e… i suoi colleghi!