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I 45enni sono troppo vecchi per lavorare, secondo un’indagine

Uno studio rivela come l’età sia sempre più un elemento di disagio per il mondo del lavoro

I 45enni sono troppo vecchi per lavorare, secondo un’indagine

28 Febbraio 2018

Quand’è che si diventa troppo vecchi per lavorare?

Fino a qualche tempo fa avremmo risposto che l’età limite si attestava attorno ai 50-55 anni, ma ora dobbiamo registrare un cambio di rotta: i responsabili del personale oggi considerano un candidato “troppo vecchio” già a 40-45 anni. Non si parla solo di posto fisso, puro miraggio al giorno d’oggi.

Questo fenomeno è stato oggetto di un’indagine presentata dall’osservatorio sul Diversity Management della Sda Bocconi. Gli studiosi hanno, infatti, esaminato le cause di discriminazione in azienda. E, inaspettatamente, hanno scoperto che non è quella di genere a rappresentare il maggior elemento di disagio, bensì l’età.

«Le nostre verifiche ci dicono che le carriere si fanno entro i 40 anni. Dopo i 45 le imprese smettono di investire su di te. Basta incentivi alla valutazione della persona. Basta programmi di sviluppo dedicato» ha dichiarato Simona Cuomo, a capo dell’osservatorio.

I ricercatori sono rimasti sorpresi dal fatto che, pur ripetendo da tre anni lo studio, l’età non avesse mai rappresentato un così importante problema. Gli altri motivi che costituiscono una sorta di ostacolo a livello lavorativo sono il tipo di laurea (quelle umanistiche offrono pochi sbocchi) e per giunta anche l’aspetto fisico (il 27% dei casi).

La crisi ha sicuramente inciso. In passato è stato fatto abuso dei cosiddetti prepensionamenti, con incentivi all’uscita anticipata dal mondo del lavoro. I 45enni di oggi si trovano a dover fare i conti con la sensazione di essere in ritardo per fare carriera e risentono anche dell’arrivo dei trentenni che padroneggiano meglio le nuove tecnologie e la conoscenza delle lingue.

La seconda motivazione del fenomeno è appunto legato a questo aspetto: la tecnologia.

Che dire della situazione femminile?

Si tratta spesso di donne che hanno dovuto sgomitare per raggiungere faticosamente un ruolo di prestigio e, una volta superata la maternità e ritrovato il tempo necessario da dedicare al lavoro, vengono messe da parte.

Gli annunci di lavoro, del resto, parlano chiaro: la figura ricercata deve essere al massimo trentenne.

Ma se a quell’età si viene etichettati come “inesperti” e intorno ai quaranta ci si trova già fuori dai giochi, viene da chiedersi quale sia il compromesso giusto per poter lavorare a prescindere dai dati anagrafici.

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