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Frase shock di una professoressa: “Le donne andrebbero tutte sterminate”
La docente avrebbe pronunciato questa frase in presenza della figlia di Maria Chindamo, donna scomparsa a Limbaldi il 6 maggio 2016
Ultimamente si parla molto di femminismo e di movimenti nati a sostegno delle donne.
A Hollywood spopola il Time’s Up e anche in Italia, in occasione della Festa della Donna, sono state numerose le manifestazioni a favore del “gentil sesso”.
I casi di femminicidio continuano purtroppo ad aumentare e spesso anche la solidarietà femminile viene a mancare.
Fa discutere ciò che è avvenuto in una classe del liceo scientifico di Palmi (Reggio Calabria) proprio il giorno della Festa della Donna.
Una professoressa ha infatti dichiarato:
«Le donne andrebbero tutte sterminate, non servono a nulla».
In classe, tra gli altri studenti, era presente anche la figlia di Maria Chindamo, donna scomparsa misteriosamente il 6 maggio 2016 a Limbaldi (Vibo Valentia). Sulla sua scomparsa sta ancora indagando la procura di Vibo Valentia.
In occasione dell’8 marzo, la preside del liceo aveva autorizzato studenti e professori a guardare un film dedicato alla Festa della Donna.
La figlia di Maria Chindamo si era trasferita a Palmi dopo la scomparsa della mamma. Sentendo pronunciare quella frase, è rimasta senza parole e ha sorriso imbarazzata. Al che, secondo quanto riportato da Ansa, la professoresse avrebbe aggiunto:
«Tu sempre con questo sorriso, ti dovrebbero fare ministro dell’allegria!».
La ragazza si è poi sfogata con lo zio tramite sms per raccontargli l’accaduto.
La professoressa è stata quindi convocata da Antonio Marziale, Garante per l’infanzia e l’adolescenza della Regione Calabria. Per ora non sembra aver mostrato alcun segno di pentimento per la frase pronunciata.
I legali della famiglia di Maria Chindamo, Giovanna Cusumano e Nicodemo Gentile, hanno dichiarato:
«L’insegnante è tutt’oggi in classe sebbene sia stato avviato un procedimento disciplinare all’Ufficio scolastico provinciale e sarà compito della Procura accertare la sussistenza di profili di responsabilità penale per la condotta tenuta».